Le cronache dall’appennino centrale ci raccontano di decine di cm di neve fresca, a partire dai 1000 metri di quota. Di impianti sciistici aperti, e di un supplemento di inverno che può far ritardare l’inevitabile momento in cui riponiamo ramponi e piccozze in soffitta.

E’ una situazione insolita, ma si è già verificata, è nelle cronache, diverse volte negli ultimi mille anni. Il 6 maggio 1967 il record italiano del freddo in questo mese: – 22,4° a Pian Rosà, quota 3.500 sotto il Cervino. Valori certamente più contenuti, ma non male per località di pianura, si registrarono 10 anni prima: il 7 maggio 1957 a Milano Malpensa si toccarono i meno 0,8°, Firenze si fermò a +1°.(Link) Alcuni si affrettano a usare questo fenomeno come prova dell’assenza di cambiamenti climatici su scala mondiale… peccato che meterologia e climatologia siano due cose ben distinte…
Se volete godere di questo supplemento di inverno e rifugiarvi in qualche bel canalone, fate attenzione allo stato dei pendii nevosi, perchè le variazioni di temperatura brusche unite ai forti accumuli in quota sono le condizioni ideali per slavine e valanghe. Consultate sempre, prima di uscire, il bollettino Meteomont di zona.