Guardando in direzione NE da uno dei tanti punti panoramici di Roma, dietro l’orizzonte di monumenti e palazzi storici, si scorgono le ben più antiche montagne laziali. A stagliarsi per primo è un gruppo di colli dalla modesta altezza e dalle linee arrotondate, i cosiddetti Monti Cornicolani, su cui sorgono Sant’Angelo Romano e Montecelio.
Li domina alle spalle il vetusto Monte Gennaro, seconda vetta dei Lucretili, gruppo del Subappennino laziale. Essi ci ricordano pazienti che è davvero poca la strada che separa noi cittadini dal piacere di una passeggiata rigenerante in ambiente montano.
Meno intuibile invece è quanto, nel sottosuolo, venga celato da questi vecchi eremiti di roccia carbonatica.
La piana di Guidonia-Tivoli raccoglie le acque di un immenso bacino che si estende in profondità, delimitato appunto, a nord e ad est, da questi gruppi montuosi.
In tutta la zona è presente sotto la superficie un complesso sistema di cavità carsiche che ospitano questa falda. Essa affiora su tutto il territorio, facendo notare la sua presenza in svariati modi.
I laghi della Regina e delle Colonnelle sono le sorgenti delle Acque Albule, così chiamate per la loro opalescenza; sono infatti mineralizzate con fluidi sulfurei e geotermici provenienti dal sottosuolo. Vengono anche denominati con il termine americano sinkhole, voragini che possono aprire un accesso a questo sistema sotterraneo.
Le doline carsiche sono un’altra delle manifestazioni in superficie dell’azione erosiva dell’acquifero. Corrispondono a depressioni chiuse, tipicamente di forma conica, dovute al collasso del terreno sulle cavità sottostanti.
L’esempio più impressionante, a circa 3 km da Sant’Angelo Romano, è il Pozzo del Merro. Sul fondo è presente una cavità allagata, un altro sinkhole, profonda quasi 400 metri.
Un documentario, realizzato da quattro ragazzi (1) del Gruppo Speleologico del CAI di Roma, racconta delle esplorazioni condotte al centro di questo sistema idrogeologico.

Si tratta di un progetto di esplorazione e ricerca che il Gruppo ha avviato nel 2016 e che ha portato alla scoperta di un vasto sistema di nuovi ambienti allagati nella grotta dell’Elefante sotto Guidonia.
A partire dal resoconto delle conoscenze pregresse sulla zona, la narrazione evolve giungendo a raccontare dei progetti di ricerca futuri legati ai nuovi traguardi esplorativi, coinvolgendo ricercatori in diversi settori.
La speleologia può permettere a geologi e biologi di raggiungere direttamente con i loro studi zone altrimenti inaccessibili, che si concedono solamente agli esploratori del sottosuolo.
- Vincenzo Bello, Emanuele Gizzi, Arturo Valli, Ruggero Valli (GSCAI),
con le seguenti collaborazioni:
Voce narrante: Carlo Valli | Ospiti: Giorgio Caramanna, Francesco La Vigna (ISPRA), Fabio Stoch | Progetto trappole: ANVA | Riprese aeree: Lucio Virzì | Musiche: composte da Gabriele Corti e Andrea Civati | Post produzione audio presso Diacronie Lab | Riprese in concessione: Associazione Speleologica Gullivert (Immersioni nell’Acheronte), Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (Esplorazione del Pozzo del Merro), Francesco Papetti (Esplorazione del campo di luglio 2018).