In questo capitolo, mettendo da parte le condizioni peggiori descritte nei capitoli precedenti, tratteremo alcune possibili lesioni che, più comunemente, possiamo incorrere durante un’escursione o anche su vie più impegnative.

Partendo dalle definizioni e, tralasciando la comune distorsione, che non è altro che una lesione che interessa un’articolazione (la tipica “storta” alla caviglia ne è un esempio), la contusione riguarda un urto provocato da una caduta, che coinvolge una qualunque zona del corpo: è quasi sempre accompagnata da un ematoma, causato dalla rottura di vasi sanguigni e dal relativo versamento di sangue che si accumula nei tessuti. La frattura, invece consiste nella rottura di un osso senza o con lacerazione della pelle.

Le lesioni più comuni

Le lesioni più comuni sono a carico delle gambe, dei legamenti, ma in base all’attività che stiamo svolgendo, possono anche interessare le braccia, il torace o se consideriamo fratture scomposte [1], anche vasi sanguigni maggiori (il che porterebbe, in base alla gravità, ad emorragie da trattare con più o meno urgenza).

Le cadute, soprattutto se provocate durante un’arrampicata o la caduta di sassi ad esempio, possono essere la causa di fratture agli arti che, nella maggior parte dei casi, non mettono a repentaglio la vita del paziente ma possono impedire la prosecuzione della nostra attività e rendere necessaria la chiamata al soccorso per l’evacuazione.

Sul campo, il personale non sanitario, non fa mai diagnosi ma si limita ad esaminare i sintomi e comunicarli al soccorso: una volta attivata la catena del soccorso, quello che possiamo fare in attesa, dopo aver già precedentemente assicurato l’infortunato (qualora fosse necessario e dando per scontato che noi ci siamo già messi in sicurezza, prima regola per ogni soccorritore), possiamo metterlo in una posizione comoda, antalgica.

Successivamente, in base alle nostre esperienze ed al materiale sanitario che abbiamo a disposizione, possiamo tentare di fasciare e bloccare l’arto interessato semplicemente fermando le articolazioni a monte ed a valle della possibile lesione: la certezza di frattura l’avremo solamente con gli esami diagnostici ma, gonfiore, ridotta motilità, deformazione, dolore ed ematoma sono segni chiari di problematiche osteo-articolari.

Quello che non dobbiamo fare mai è di ridurre una frattura o di tentare di rimetterla in una posizione diversa da quella assunta: limitiamo al massimo ogni possibile movimento dell’arto che potrebbe creare ulteriori lesioni.

Se non abbiamo materiali sanitari a disposizione possiamo ricorrere a materiali di fortuna come foulard, una cartina topografica arrotolata, un bastoncino, ecc. ma consideriamo che triangoli di tela e moderni dispositivi utili allo scopo come i SAM® SPLINT [2], occupano poco spazio e peso, e sono di facile utilizzo.

Sam Splint per immobilizare gli arti dopo un incidente

La particolarità dei dispositivi citati è quella di avere impresso sul lato esterno, le possibili applicazioni, rendendo più semplice, a chiunque abbia solo una conoscenza generale della materia, l’utilizzo degli stessi.

Cosa fare in caso di sospette lesioni nel resto del corpo

Quanto sopra vale per lesioni agli arti, superiori o inferiori, ma se parliamo di torace, bacino o colonna vertebrale il discorso cambia in maniera radicale (incluse le contusioni a carico dell’addome).

Avremo sicuramente cadute da altezze importanti, con urti violenti contro il suolo o contro la parete di roccia: in questo caso non vogliamo dare nessun tipo di consiglio se non quello di allertare immediatamente i soccorsi, evitando qualsiasi tipo di manovra o movimento.

Il bacino va stabilizzato con dispositivi idonei (anche se in emergenza si possono utilizzare mezzi di fortuna), il torace di solito potrebbe nascondere problematiche alle coste che a loro volta potrebbero portare a problematiche polmonari (pneumotorace), mentre per traumi alla colonna si raccomanda assolutamente di non muovere il paziente se non in imminente pericolo di vita (massi sospesi, pericolo di cadute ulteriori, ecc.).  

In questi casi il discorso si fa complesso, ci vogliono competenze e strumenti idonei per la trattazione, oltre che esperienza sul campo che permette di distinguere una semplice contusione da una problematica maggiore, così come valutare la possibilità di discesa in autonomia da quella di chiamata al soccorso specializzato.

Pertanto, visto che la casistica è molto ampia, massima prudenza e non abbiate timore nel chiamare qualora lo riteniate necessario, il soccorso alpino.

Ricordate sempre che l’infortunato deve essere ben assistito anche solo psicologicamente: la vostra semplice presenza e la dimostrazione di empatia rappresenta già un grande aiuto per il ferito.

Il contenuto di questo articolo è a titolo prettamente informativo e non costituisce una base sufficiente per poter affrontare in sicurezza la montagna. Si invitano gli interessati a seguire appositi corsi organizzati dai professionisti del settore.


[1] Quelle fratture in cui si verifica uno spostamento dei frammenti, perdendo di fatto, la posizione naturale anatomica.

[2] Delle moderne stecche, leggere ed altamente versatili progettate per immobilizzare le lesioni ossee in situazioni di emergenza, costituite da uno strato di alluminio morbido da 0,016 pollici, con un rivestimento in schiuma in polietilene.

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