A cura di Tatiana Marras
Meteorologia in alta quota con Filippo Thiery. Grande successo di pubblico. Docenti e studenti chiedono il bis
Un’aula virtuale gremita fino all’ultimo minuto di due ore di full immersion nel mondo della meteorologia d’alta quota. Un successo che non stupisce quello ottenuto dal seminario di Filippo Thiery, meteorologo presso il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e dal 2012 volto della rubrica meteorologica del programma RAI “Geo”, svoltosi lo scorso 8 maggio nell’ambito del ciclo di incontri promossi dall’“Italian Mountain Lab”. Progetto che vede la collaborazione dell’Università della Tuscia (CdL Scienze della Montagna, Dipartimento DAFNE) insieme a Università della Montagna e Università del Piemonte Orientale.

Un seminario di alto livello scientifico, aperto dai saluti del prof. Bartolomeo Schirone, coordinatore del Corso di Laurea in Scienze della Montagna, che ha portato i partecipanti a viaggiare dalle montagne italiane ai giganti dell’Himalaya, fino agli 8.126 m del Nanga Parbat. Vetta ben nota a Thiery che negli scorsi anni ha fornito il suo supporto professionale alle spedizioni invernali di Daniele Nardi, l’alpinista di Sezze scomparso tragicamente proprio sul Nanga Parbat lo scorso anno. Una figura che ha permeato l’incontro dello scorso venerdì, immaginato fin dall’inizio, come sottolineato dalla dottoressa Tatiana Marras, responsabile di comunicazione di Scienze della Montagna e moderatrice dell’evento, quale “occasione per ricordare un amico comune e ringraziarlo delle immagini meravigliose e immortali che ci ha lasciato”.
Una lezione di meteorologia dall’inizio non semplice, quella messa in campo da Filippo Thiery, con una necessaria introduzione teorica, che ha però ben presto lasciato il passo ad un piano più operativo. Una scelta quella operata dal meteorologo al fine di formare “utenti consapevoli dei bollettini e delle previsioni del tempo”, che siano in grado, a partire dalle informazioni messe a disposizione dai meteorologi, di pianificare e/o rimodulare i propri piani in fase di escursione o uscita alpinistica, al fine di minimizzare i rischi in montagna.

Dopo una panoramica sulle dinamiche atmosferiche e sui fenomeni meteorologici tipici degli ambienti montani, ci si è concentrati su due eventi che rappresentano le principali cause di incidente in quota: fulmini e valanghe. Evidenziando punto per punto i comuni errori di pensiero in merito. Ulteriore argomento affrontato sono stati i segnali di cambiamento forniti dal cielo montano, a partire dalla comparsa di nubi nel corso della giornata, da interpretarsi correttamente al fine di evitare di ritrovarsi in pieno temporale in quota.
Due le vicende storiche portate ad esempio di tragedie strettamente legate al meteo e/o alla corretta comunicazione dei bollettini: quella del 1961 sul pilone centrale del Freney, sul Monte Bianco, che vide come protagonista Walter Bonatti e la discesa dei fratelli Messner lungo la parete Diamir del Nanga Parbat nel 1970, durante la quale Reinhold perse il fratello Gunther.

Il Nanga Parbat ha rappresentato l’ultimo capitolo affrontato nel seminario, evidenziando quanto la tecnologia odierna consenta di avere un rapporto diretto tra meteorologi e alpinisti. Non solo ai campi base ma anche a quote più elevate, grazie al collegamento modem satellitare. “Siamo virtualmente ed emotivamente presenti nei briefing in tenda – ha sottolineato con ironia Thiery – .
Anche se noi ci stiamo in camicia e loro in abbigliamento da diversi gradi sotto lo zero”. Per descrivere lo stretto legame tra previsioni meteo, con analisi delle finestre di bel tempo, e avanzamenti di una spedizione, è stata scelta come esempio la salita (quasi) in vetta di Nardi, con Alex Txikon e Ali Sadpara nell’inverno 2014/2015.
100 posti a disposizione si sono rivelati davvero pochi, considerando l’esaurimento delle iscrizioni in sole 24 ore dall’annuncio del seminario. Inevitabile quando un relatore, come sottolineato dalla professoressa Anna Giorgi, responsabile del Polo Unimont di Edolo, è in grado di trasmettere la sua passione a chi ascolta. Fin dalla serata di venerdì 8 maggio è stato pertanto messo a disposizione di quanti non siano riusciti a partecipare alla diretta, il link per accedere alla registrazione.

In tempi di Covid, come sottolineato dalla prof. ssa Giorgi, la partecipazione ai seminari virtuali è incrementata drasticamente. Elemento di fronte al quale l’Ateneo si sta attrezzando per ampliare il numero di posti disponibili in aula virtuale a 500. Una soluzione purtroppo non immediatamente attuabile, come evidenziato dalla docente, a causa della condizione economica generale delle Università italiane. “Ma con un crowdfunding sono certa che ce la faremo”, aggiunge.
Desiderio congiunto espresso dal prof. Schirone e dalla prof.ssa Giorgi è il ripetere ulteriori incontri con Filippo Thiery, al fine di approfondire argomenti di estrema importanza per conoscere il mondo della montagna e affrontarla in consapevolezza. Desiderio per certo condiviso all’unanimità, come mostrano i complimenti giunti nella chat dell’aula virtuale al termine dell’incontro, dai numerosi partecipanti.