Questo editoriale in due parti non vuole essere solamente una recensione di un bellissimo libro quale “Se lo sguardo esclude” ma anche una piccola scoperta di uno dei punti di riferimento dell’alpinismo in appennino: Cristiano Iurisci.

Qui potrete trovare la seconda parte contenente l’intervista all’autore.

Cosa significano i termini “appenninismo” e “appenninista”? Sono dei neologismi privi di senso atti solo a distinguere geograficamente la pratica dell’alpinismo?

A questi e ad altri quesiti ho trovato risposta nelle pagine di “Se lo sguardo esclude” di Cristiano Iurisci.

Se lo sguardo esclude

Classe ’71, Iurisci si duole di provenire da Lanciano, città di mare, ma in realtà incarna perfettamente lo spirito del montanaro doc: poche parole, tanti fatti fuori dai riflettori e grande rispetto per sé stesso e, soprattutto, per l’amata montagna.

Da bambino sogna di toccare quelle cime che da casa riesce solo a intravedere. La fantasia è talmente tanta e irrefrenabile che Cristiano arriva a “ridisegnare” le catene montuose, Gran Sasso in primis, elevandole ben oltre la soglia dei 3000 m, non raggiunta per poco dal Corno Grande.

Un disegno di Cristiano IUrisci
Un disegno di Cristiano Iurisci fatto attorno ai 16 anni

La propensione per le terre alte lo porta a praticare l’escursionismo in lungo e in largo per oltre quindici anni, finché nella seconda metà degli anni ’90 comincia ad assaporare il mondo verticale, dal cui contatto – unito alla fantasia e alla voglia di avventura mai sopite – è stregato a tal punto da mettere in pratica una forma di alpinismo a sé stante, non inferiore e meno meritevole di quella comunemente intesa.

L’appenninismo di Cristiano Iurisci

Cos’è, quindi, l’appenninismo di Cristiano Iurisci? Come riferito dall’amico e compianto Daniele Nardi, quello di Cristiano è un  “alpinismo di ricerca”, mezzo non solo per scoprire le “montagne di casa”, ma soprattutto per “scendere dentro di sé alla ricerca del proprio limite”. Un alpinismo, dunque, che prescinde dal grado, che non relega la disciplina a mera attività “arrampicatoria”, ma nel quale prevale su tutto la componente ambientale ed emozionale.

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Nei suoi racconti l’autore – e con lui il lettore – riscopre l’importanza del “qui ed ora” (troppo dimenticata nella frenetica società odierna), mostrandoci la vera essenza dell’alpinismo/appenninismo, cioè essere lì e godersi il momento in quegli spazi maestosi e impassibili che, a seconda dei nostri umori interiori, possono assumere i più vari aspetti, dalla magnificenza alla spaventosità.

Una rappresentazione sincera del limite umano di fronte alla grandezza della natura. Con grande onestà e umiltà Iurisci non teme di mettere a nudo paure, timori e ritirate, così conferendo al montanaro un volto “umano”: scelta letteraria che lo avvicina di molto al lettore, rendendolo partecipe delle sue scelte.    

Artica - 2009 con Nicola Carusi al Sirente
Artica – 2009 con Nicola Carusi al Sirente

Le avventure compendiate in “Se lo sguardo esclude” hanno anche l’ulteriore merito di dimostrare a tutti che la pratica dell’alpinismo in Appennino non va relegata al solo Gran Sasso – come comunemente si è portati a pensare – ma, spinti dalla ricerca dell’“insieme di emozioni intimamente connesse all’areale montagna e a quel luogo fisico e naturale, di orrido e di beltà …”, è possibile trovare soddisfazione in luoghi misconosciuti e (ingiustamente) sottovalutati, quali il Sirente, le Mainarde e il Matese.

Il Paretone con il diedro di Mephisto
Il Paretone con il diedro di Mephisto

Le testimonianze delle sue ascensioni sono un passo importante per la valorizzazione dell’Appennino tutto e avviano anche i massicci “minori” ad occupare il giusto posto nell’alpinismo che conta. A noi lettori non resta che rivolgere a Cristiano un enorme “grazie” per averci fatto vedere da lontano ciò che “lo sguardo esclude”.

L’articolo prosegue con l’intervista all’autore qui.

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