Ancora una volta una specie di elevato valore naturalistico ha subito le conseguenze di atteggiamenti quanto meno sconsiderati da parte dell’uomo. Lo scorso 5 maggio alcuni tecnici del Parco, insieme al personale della Stazione Carabinieri Parco “Montefortino”, territorialmente competente, si sono recati in località Cascate del Rio, nella valle del Tenna (Montefortino), per recuperare una carcassa di un esemplare adulto (probabilmente maschio) di aquila reale (Aquila chrysaetos), la cui presenza era già rimbalzata su vari social la giornata precedente, prima ancora di essere segnalata alle autorità locali competenti.
Una volta recuperata, la carcassa dell’animale, che appariva parzialmente mummificata ad indicare un decesso avvenuto alcuni mesi fa in condizioni che ne hanno favorito il mantenimento, è stata trasferita all’Ospedale Veterinario Universitario Didattico di Matelica (OVUD-UNICAM) per effettuare alcune prime indagini. Seppure il suo stato di conservazione non abbia ancora consentito di accertare le cause di morte, si è potuto verificare mediante radiografia che nei tessuti dell’animale erano presenti quattro pallini di metallo riconducibili ad una cartuccia da arma da fuoco.
Ulteriori approfondimenti diagnostici si stanno svolgendo presso il laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche. Quel che è certo è che qualcuno ha sparato a questo individuo, appartenente verosimilmente ad una delle 5 coppie attualmente nidificanti all’interno dell’area protetta. Si tratta, in 15 anni, del 3° caso accertato nel territorio del Parco di aquile ferite con arma da fuoco, ma le altre due erano state curate e salvate, seppure condannate a vivere rinchiuse in una voliera. Sebbene non sia possibile stabilire se l’aquila ritrovata sia stata presa a fucilate all’interno del Parco, tali atteggiamenti, sicuramente volontari e dolosi, non solo minacciano la sopravvivenza di questa specie, ma denotano stupida malvagità e noncuranza verso le più elementari norme di rispetto e tutela dell’ambiente, e vanno per questo denunciati ed esecrati per evitare che possano ripetersi.
Ricordiamo che questo è già il secondo episodio di uccisione di specie protette nell’area del parco segnalato in pochi giorni dopo il ritrovamento di un esemplare di Vipera dell’Orsini morto.
Certo che la stupidità umana non ha limiti, perhcè uccidere un esemplare come questo? Un episodio come questo danneggiando non solo la fauna e l’ambiente, ma tutto quell’indotto turistico che il Geo turismo (inteso come turismo della terra Geo o Ge dal greco antico: Γῆ, Ghê, oppure Gaia in greco ionico) è in grado di produrre.