Il 27 giugno 1957 scompare Hermann Buhl, poco dopo aver raggiunto l’inviolata vetta del Chogolisa. La causa fu un probabile crollo di una cornice mentre rientrava dalla vetta in piena tempesta di neve. Il suo corpo non venne mai ritrovato.
Hermann Buhl è stato uno dei più grandi alpinisti di sempre, nel 1953 partecipò alla spedizione austro-germanica al Nanga Parbat (8.125 m, Himalaya), effettuandone la prima ascesa assoluta, senza ossigeno e da solo a partire dall’ultimo campo (unico caso fra le prime assolute di un ottomila). Nel corso di 40 ore Buhl percorse da solo una via non solo di grande dislivello ma anche di notevole sviluppo di lunghezza; colto dall’oscurità all’inizio della discesa, in parete e senza la possibilità di cercare un luogo più idoneo per bivaccare, Buhl dovette trascorrere la notte in piedi appoggiato alla parete e privo di sacco da bivacco, ad una quota di circa 8000 metri. La sua è considerata fra le più grandi imprese della storia dell’alpinismo. Buhl riportò gravi congelamenti ai piedi, in seguito ai quali gli furono amputate due dita del piede destro. Durante la parte terminale della salita fece uso del Pervitin, una metanfetamina, che aveva portato con sé in caso di emergenza.
Dotato di una capacità di resistenza e di una forza di volontà assolutamente eccezionali, praticò un alpinismo estremo, al punto che è considerato uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi, diventandone una figura leggendaria.