Il 20 luglio 2007 il ternano Stefano Zavka moriva, sorpreso da una tempesta di neve, tornando a Campo 4 dopo aver conquistato la vetta del K2 nell’ambito di una spedizione italiana (intitolata “K2 Freedom”), alla quale partecipava, tra gli altri, anche Daniele Nardi.
Proprio quest’ultimo fu al centro di polemiche circa l’evitabilità del tragico evento.

Non esprimo ulteriori considerazioni sulla vicenda, ma credo ne vada fatta una solamente, che – forse per un brutto scherzo del destino – accomuna i due alpinisti alla luce della successiva e altrettanto tragica scomparsa di Nardi, ossia che entrambi hanno lasciato un segno nella storia contemporanea dell’alpinismo italiano e sono morti nell’inseguimento di un sogno, assumendosene le responsabilità e portando avanti alti ideali.
All’autrice Lorenza Moroni, amica di Stefano Zavka, va innanzitutto ricondotto il pregio di non essere entrata (credo volutamente) nel merito della tragica scomparsa dell’alpinista.

Lungi dal puntare il dito contro qualcuno, ella ci fornisce l’immagine di un amico, quella più intima – fatta di difetti e virtù – e, per questo, umana.
Ci viene raccontato di uno Stefano agli albori, quando, impacciato e goffo, cominciava ad avvicinarsi ai corsi di alpinismo e arrampicata, e di come, pian piano, sia arrivato a essere il più bravo fino a diventare la prima Guida Alpina umbra.
Nonostante questo traguardo non da poco, Stefano è rimasto sempre premuroso e attento, presente nei momenti difficili con l’umiltà che lo contraddistingueva.
“Salire con Stefano Zavka” è il racconto (da leggere tutto d’un fiato) di un frutto bello e duraturo che solo la montagna sa partorire e cementare, quello dell’amicizia.

Il regalo più grande che l’autrice potesse fare a Stefano è quello di aver consegnato la sua storia ai lettori, in modo che essa possa essere ricordata ancora per tanti anni.
Si ringrazia la casa editrice Ricerche&Redazioni per aver reso possibile la recensione di questo libro.
