“Una storia del cinema di alpinismo o una storia dell’alpinismo attraverso il cinema?”

Questo l’interrogativo principale di un’antologia che percorre un secolo di storia, a partire dalla nascita delle immagini in movimento, che da subito hanno voluto la montagna come protagonista. Più di cent’anni in cui il cinema si è affermato come mezzo per documentare e testimoniare, ma anche appassionare e coinvolgere, tramite temi comuni: sfida, avventura, ricerca individuale, orgoglio, conquista e fatica.

Il volume nasce tra la sinergia di Cineteca Centrale, la Videoteca del Museo del CAI e l’International Alliance Mountain Film, che hanno messo a disposizione competenze e patrimoni storici di eccezione con materiale d’archivio essenziale alla pubblicazione di un libro di settore così preparato. La pubblicazione, inoltre, coincide con il ventennale dell’apertura del Museo Nazionale del Cinema e della fondazione della Film Commission Torino e Piemonte e dell’IAMF. In tali circostanze si propone come un’iniziativa editoriale finalizzata a rafforzare la connessione tra il tessuto culturale locale e il sistema cinematografico internazionale, così come uno dei primi tentativi di sistematizzare una storia così complessa e variegata, che spesso vive nell’ombra delle montagne loro protagoniste.

Roberto Mantovani raccoglie ed espone questi racconti cinematografici così come si sono succeduti nel tempo, colmando un vuoto editoriale fisso per gli appassionati di cinema e montagna. Tramite un’esposizione accattivante e coinvolgente, per ogni titolo viene presentata la montagna protagonista, i personaggi, l’ambientazione e la trama, affiancandovi imprescindibili richiami a contesti storici e sociali e alle tecniche del tempo. Dal primo film, Cervino 1901, al cinema digitale, passando in rassegna centinaia di film a soggetto, documentari e animazioni. Senza limitarsi alle Alpi, la classifica abbraccia storie di montagna da tutto il mondo e di tutti i tempi.

Il genere “cinema di montagna”

Il libro inizia interrogandosi sulla discriminazione del genere “cinema di montagna”. Eppure, tutti titoli in questione vengo banalmente categorizzati come drammatici, di avventura, azione, sport, sotto forma di documentari, fiction o docufiction, senza avere identità propria. Allo stesso tempo però la conformazione di un genere è un processo molto complesso e articolato che gli appassionati dell’ambiente in verticale tendono ad annullare, semplificando e proponendo un’etichetta poco ortodossa, il film di montagna.

Superato questo dibattito teorico, il volume propone cronologicamente le opere che hanno fatto la storia della settima arte e contemporaneamente del mondo alpinistico. Dal Cinematographe Lumière si apre una parentesi storica che si conclude con la prima apparizione dell’alta montagna in pellicola, con Cervino 1901. Dalle Alpi al filone narrativo in lingua germanica degli anni Venti, in cui per la prima volta si parla del genere Bergfilm (film di montagna), che si estende addirittura oltreoceano. L’attenzione si concentra poi sui tentativi di conquista dell’Himalaya da parte degli occidentali fino alla sospensione delle riprese in tempo della Seconda Guerra Mondiale. Le vicende storiche segnano il susseguirsi delle stagioni cinematografiche: con il Dopoguerra si ha l’inizio di una nuova modalità di narrazione, in cui ormai si parla di una mitologia internazionale, in cui la montagna si propone come nuova rappresentazione della libertà.

Gli anni ’70, dalla pellicola al digitale

D’un tratto gli anni Settanta: l’arrampicata californiana e la scoperta della Yosemite Valley. A poco a poco la pellicola cede il passo al digitale. Negli anni Ottanta i film di montagna sbarcano nei palinsesti televisivi e si intensifica la produzione di titoli dedicati alle diverse discipline, mentre il secolo si chiude con importanti fiction che spesso propongono una visione semplificata e spettacolarizzata dell’alpinismo. Nel 2000 il cinema di montagna si organizza e si espande sotto alla IAMF e la sua fitta rete di festival. Il volume si conclude ai giorni d’oggi, in cui innovazione tecnica e drammatizzazione superano spesso il contenuto, oscurando le vicende e le montagne in oggetto, mentre le migliorie tecnologiche e la cura dei dettagli estetici spesso sono fini a se stesse.

La successione dei titoli, delle trame e delle vicende di contesto, vengono efficacemente accompagnati dai manifesti originali, foto di scena, schemi cronologici delle filmografie dei cineasti più significativi, classifiche dei film più premiati e descrizioni dei gran premi dei festival IMAF. Ovviamente, in coda, non manca un completo indice dei titoli e dei nomi per soddisfare ricerche mirate e curiosità.

In definitiva, un libro unico nel suo genere che certamente non può mancare sugli scaffali degli appassionati, sia di cinema che di montagna.

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