Che in Appennino settentrionale il lupo sia una realtà ormai si sà. Che in Appennino meridionale ci fosse lo si diceva da tempo, ma fino ad oggi le prove erano realmente poche. Qualche voce di paese di quì, qualche “ ….ho sentito uno che dice di averlo visto a…..” di là, nulla di più.
Che il lupo abitasse nei pressi del parco regionale del Taburno era una realtà che oscillava tra la favola e la fake news, tra la speranza e la paura volta a spiegare qualche starno ritrovamento di pecora predata o di tracce nel bosco dopo la pioggia. Ma oggi c’è la certezza che un branco di questi animali viva stabilmente nei boschi di quel massiccio.
Chi cerca trova….quasi sempre quello che vuole.
Installare fototrappole per un progetto di conservazione a cosa serve? A scoprire che alcune specie non sono estinte, ma vive e vegete in una certa zona.
Peccato che questa volta le fototrappole abbiano catturato specie diverse da quelle per cui erano state installate; il rilevamento di questo branco di lupi è stato quasi accidentale.
“Non era nei nostri obiettivi – spiega la zoologa Romina Fusilli – inizialmente eravamo concentrati sullo studio della martora e del gatto selvatico, perché consideravamo la presenza del lupo sporadica. Nel corso del tempo pensavamo che il lupo in queste zone fosse solo di passaggio, alla ricerca di altre zone più adatte a lui.
E invece le fototrappole disseminate per il parco che avrebbero dovuto immortalare felini e roditori hanno immortalato una coppia e due giovani esemplari di lupo.
Visto l’importanza della scoperta, il progetto si amplierà e si spingerà anche nelle zone circostanti al parco ed i dati raccolti confluiranno nel “progetto nazionale Lupo” avviato da Ispra e Ministero dell’Ambiente. Le nuove informazioni acquisite aggiungono un tassello significativo alla conoscenza della distribuzione del lupo e possono contribuire a migliorare la stima del numero di esemplari presenti in Appennino meridionale.