Siamo con Roberto Del Castello, direttore degli impianti di risalita dell’Aremogna nel comprensorio Skipass Alto Sangro per approfondire le tematiche legate allo stop degli impianti da sci per la stagione invernale 2020/21.

Roberto Del Castello non solo imprenditore, ma anche noto pilota automobilistico

Buongiorno direttore, grazie del tempo che ci sta concedendo. Inutile nasconderlo stiamo, state, vivendo la peggior annata per lo sci da pista della storia recente. Come sta reagendo l’economia del territorio?

Buongiorno a voi, semplicemente l’economia è al tracollo. Non parlo solamente d’impianti ma mi riferisco proprio alla filiera dell’indotto. Fino ad ora è stata negata anche la possibilità di raggiungere le seconde case se ubicate fuori regione e il commerciante di piccola bottega, il ristoratore, l’albergatore in una zona arancione prettamente turistica semplicemente non ha lavoro, sono come si sul dire “alla canna del gas

E’ di queste ore l’ok del CTS al protocollo per la riapertura degli impianti. Riapertura che, salvo improbabili deroghe comunque non potrà avvenire prima del 15 febbraio p.v. Alcune stazioni del nord hanno già alzato bandiera bianca: troppi i costi vivi da sostenere a fronte di incertezza. Voi siete pronti ad un’eventuale ripartenza?

L’apertura per il finale di stagione potrebbe servire a limitare i danni, a rientrare parzialmente delle spese di gestione, perché ricordiamo che il comprensorio è aperto, per gli atleti, da inizio dicembre. RICORDIAMO INFATTI CHE VOI AVETE COSTI VIVI ENORMI– Sicuramente, i conti sono presto fatti: circa 1000 litri di carburante al giorno, energia elettrica, dipendenti, innevamento programmato, portano la spesa a delle cifre considerevoli. L’innevamento programmato è attivo da novembre, e fino ad ora sono stati utilizzati ben 2 laghi, 150mila euro, energia esclusa.

Ad oggi, in sintesi, i nostri costi vivi superano i 700mila euro. Avremmo senza dubbio limitato i danni se avessimo tenuto chiuso prima delle festività natalizie, ma a questo punto l’apertura garantirebbe un po’ di ossigeno e liquidità. Per quanto riguarda i ristori beh, posso dire che non ho una mancanza di fiducia ma un eccesso di sfiducia per come sono andate le cose sino ad ora.

Il mancato indotto generato dall’industria dello sci colpisce soprattutto le piccole realtà commerciali, che in territori montani, vivono grazie allo sci. A suo giudizio c’è del margine per salvaguardare la vita imprenditoriale di chi valorizza il territorio ogni giorno con il loro lavoro?

La piccola e media impresa ha bisogno di liquidità, per sostenere i costi di gestione. Il PIL del turismo invernale è dato dal turismo interno. Che significa? significa che per ogni euro speso per l’acquisto di uno skipass altri 9 euro vengono investiti nell’indotto, che va dal commerciante, all’agricoltore passando per il ristoratore. Un indotto di 27-30 miliardi in tutta Italia, a fronte di uno stanziamento di ristori di 3 miliardi. Manca fiducia nella gestione. I continui scostamenti di date per una possibile riapertura non fanno altro che generare caos e nervosismo per chi vive di turismo. La riapertura è indispensabile per acquietare gli animi e dare la possibilità di vivere.

La ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato. Speriamo di venirla a trovare presto sugli impianti.

Sull’argomento leggi anche la nostra intervista al Sindaco di Roccaraso di Donato, a Di Stefano, direttore della stazione sciistica di Campo Felice e al campione del mondo Thoeni.

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