Il Grandissimo Appenninista Francesco Mancini del Direttivo Club 2000m e C.A.I. Avezzano intervista in esclusiva per APPENNINO TV quella che Stefano Ardito ha definito “ la Signora dei Sibillini e del Gran Sasso “. La Scialpinista Germana Maiolatesi si racconta a cuore aperto nelle intense domande che trovano risposta più approfondita anche nella Sua opera appena uscita “Una Storia d’Amore e Avventura“.

Nella ricerca delle “ Anime d’Appennino “ che caratterizza il mio modo di vivere la montagna è venuta alla ribalta, sia per il libro appena uscito che per le sue peculiarità caratteriali, una Montanara con la M maiuscola: il Suo nome è GERMANA MAIOLATESI.

Così nasce questa intervista finalizzata alla scoperta delle Sue emozioni più interiori.
Negli ultimi mesi ho avuto la sensazione che una numerosissima parte del mondo escursionistico e di una parte dell’alpinismo, soprattutto quello delle nuove generazioni, non sapeva chi fosse con esattezza.
Questo è motivato dal fatto che in passato non esistevano i social ma soprattutto perché il carattere di Germana così diretto e schietto, forse anche un po’ chiuso e duro come i vecchi montanari del passato, non abbia aiutato alla conoscenza delle “ imprese “ di questa eterna ragazza.
Molti la potranno conoscere dal vivo Sabato 27 Novembre 2021 in occasione della Riunione Annuale del Club 2000m in collaborazione con il Club Alpino Italiano di LANCIANO dove sarà uno dei relatori presentando agli Appenninisti uno dei “ Racconti di Alpinismo in Appennino “ tratto dalla fatica letteraria UNA STORIA D’AMORE E AVVENTURA.




Fra gli aspetti che più di tutti contraddistingue Germana Maiolatesi è la estrema libertà di pensiero senza alcuna paura di quello che il mondo esterno potrebbe dire interpretando, in modo errato o superficiale, la Sua franchezza d’opinione. Scevra da qualsiasi timore reverenziale nei confronti degli altri. Lontana dalle logiche di massa che la circonda. Coraggiosa nelle parole come e forse più (soprattutto ai tempi di oggi dove la comunicazione è istantanea) delle discese Sci-Alpinistiche che ha intrapreso con pendenze incredibili per i comuni mortali.




Probabilmente la vita di Germana (ai livelli tecnici di cui troverete l’elenco presso questo LINK) cambia il 14 Aprile del 2003 quando compie la prima discesa Sci-Alpinistica del canale HASS-ACITELLI sul Gran Sasso D’Italia.

Quel giorno, a causa di sfortunate circostanze indipendenti dalla volontà degli eccezionali attori, si ferma il cuore del Suo compagno d’Avventura Stefano Imperatori e si chiude, su alcuni aspetti della bellezza della vita, quello della nostra Germana.

Personalmente non so come ringraziarLa per la fiducia che mi ha accordato nel ricevermi personalmente a casa nonostante la situazione attuale del COVID confermando, in questo modo ancora una volta, la sua sicurezza esistenziale senza nessuna paura di sorta.
Una Alpinista come Lei di certo non poteva abitare in città ma immersa in un ambiente bucolico e naturale veramente esclusivo a quota 445 m di altitudine con una vista che dall’alto del Tuscolo domina una parte della pianura che circonda Roma.

La sua abitazione è un piccolo museo della montagna dove ogni piccolo particolare è legato sia sentimentalmente che nel mobilio ai monti.
Le pareti sono illuminate da una serie di ingrandimenti fotografici che Le ricordano i tanti momenti emozionanti vissuti ma che dimostrano inoltre anche importanti personali capacità di cogliere le immagini.

Sinceramente ero “ spaventato “ prima di accomodarmi nel suo tinello ma i suoi vispi occhi verdi accompagnati dal carattere estroverso anche se deciso mi hanno tranquillizzato in corso d’opera.
Un dialogo a 360 gradi mentre il suo bellissimo e buonissimo cane lupo ci ascoltava tranquillamente disteso sul divano.
Poi il caffè e l’immancabile scatto con il Libro UNA STORIA D’AMORE E AVVENTURA che inizia con la prefazione del famoso giornalista Stefano Ardito che dichiara “ Quello che state iniziando a leggere sembra un libro di montagna, e da un certo punto di vista lo è. Ma è prima di tutto una grande, fortissima storia d’amore. Qualche volta, prende i toni dolci di una notte stellata, di un tramonto con tutte le sfumature del rosa, della meraviglia abbacinante di Campo Imperatore o delle creste dei Monti Sibillini con il sole splendente e la neve… Queste pagine non sono state scritte da una scarpinatrice o da una climber qualunque, ma da una donna che è stata per decenni la signora dei Sibillini e del Gran Sasso “.
Il volume si articola con i seguenti capitoli che danno l’idea dell’opera:
- Il capitale del passato
- Imprinting, ovvero vizio di famiglia
- Gli Anni ’70 e i primi esperimenti: avventura, fantasia e rischio
- I mitici Anni ’80 I°: le esperienze improvvisate, lo scialpinismo e i corsi di roccia
- I mitici Anni ’80 II°: l’arrampicata sportiva e una camera con vista all’Hotel Siget
- A cavallo dei due decenni i sogni si realizzano
- Gli Anni ’90, la montagna in coppia
- A cavallo del millennio, cavalcando la tigre
- L’anno breve 2003 “…Vola solo chi osa farlo “
- Risalita dall’abisso (su due ruote si risale meglio)
- Vivere con i cani
- Piccole avventure della terza età
- I racconti sono finiti, i giochi NO (speriamo)

Ciao Germana…spesso molti di noi si rispecchiano nel nome che portano…etimologicamente dal Latino significa “ Sorella “ come mai i tuoi genitori hanno deciso questo nome e quanto ha influito nella Tua esistenza ?
Germana era il nome della nonna paterna, immagino che sia stato scelto per quel motivo. In realtà il mio nome completo è Maria Germana ma a me il nome doppio non piace quindi, a meno di non dover indicare il codice fiscale, mi presento con il secondo, che invece mi piace indipendentemente dal significato.
Sinceramente non credo che abbia avuto qualche influenza sulla mia vita. Forse ne avrebbe avuta un nome che non mi fosse proprio piaciuto in quanto avrei cercato di cambiarlo o di usare un soprannome
Sono a conoscenza che sono proprio loro a dare il via a questa tua immensa passione: mi puoi raccontare il ricordo più bello che hai con papà e mamma vissuto sui monti ?
I ricordi di montagna assieme ai miei sono molti e sinceramente scegliere “il più bello” è difficile. Si tratta oltre tutto di fatti di moltissimi anni fa, per cui i particolari si mischiano e si perdono fondendosi assieme.
Camminavamo molto, sui Sibillini specialmente ma anche sui monti attorno a Spoleto, più raramente al Gran Sasso e una volta all’anno in Dolomiti. Molte uscite in Appennino erano strane, esplorative, fuori sentiero.
Babbo era il motore trainante per un escursionismo estremamente evoluto che comprendeva la salita a vette anche difficili. Per esempio, ho un ricordo notevole della lunga e complessa ascensione al Pelmo attraverso la esposta cengia di Ball: eravamo al completo, babbo, mamma, mio fratello Marcello di appena 13 anni e il cane Polifemo, bravissimo ad arrampicare. Siamo saliti in totale isolamento, in montagna oltre a noi non c’era proprio nessuno. Anni 70, tempi bellissimi.

Molti non sanno che oltre a raggiungere sia la maturità che la laurea con il massimo dei voti sei riuscita a trovare anche il tempo di arrivare a studiare il pianoforte fino al programma del corso dell’ottavo anno: poiché anche il sottoscritto ha fatto questi sacrifici quanto ti manca la musica ed il piano ?
La musica non mi manca, ci vivo praticamente immersa! Il piano un po’ mi manca ma non più di tanto. Nella vita è obbligatorio fare delle scelte: io ho studiato il piano fino alla fine del liceo e mi ci dedicavo nei ritagli di tempo in quanto mi dedicavo contemporaneamente a molte altre cose di conseguenza non ho mai studiato il numero di ore che il programma avrebbe richiesto e non sono mai riuscita a portare alla perfezione nulla di quanto eseguivo. E’ stata una esperienza che ha avuto valore come tale in quanto mi ha consentito di entrare molto più a fondo nel linguaggio musicale, dandomi la capacità di sviscerarlo e quindi goderne molto di più. La musica è una di quelle arti dove la conoscenza approfondita ti fornisce diverse marce in più.
Dopo il liceo non avrei proprio più avuto il tempo di suonare neanche quel minimo indispensabile. All’università ho dovuto studiare davvero, per la prima volta nella vita.
Tra l’altro quando ho cominciato ad arrampicare più seriamente è stato chiaro che le due cose, il pianoforte e l’arrampicata, non sono compatibili: le dita sulla roccia perdono completamente l’agilità necessaria alla tastiera.

Tutti sanno dell’amore per i cani ed il mondo animale in genere ma ci puoi aprire quella parte di cuore che nel corso della vita ha battuto anche nei confronti di un essere umano ?
Il rapporto di coppia secondo me è qualcosa di assolutamente privato e personale, che riguarda due persone e nessun altro. Ho idea che molte delle storie che ho avuto non le conoscano neanche i miei amici più cari. Non so dare un motivo preciso per questa totale reticenza a parlarne da parte mia: probabilmente il fatto è che nel raccontarle coinvolgerei un’altra persona. Quindi me le tengo per me.
Quello che posso dire, e di cui ho parlato anche nel mio libro, è che da giovane avrei voluto condividere la montagna assieme ad un uomo che fosse il mio compagno di vita e non solo di cordata. Questa idea era una specie di utopia, un sogno giovanile: ma quando questo è capitato, ho dovuto mio malgrado ammettere che la cosa non funziona come immaginavo, anzi funziona piuttosto male, e che l’alpinismo è molto meglio viverlo con gli amici. Infatti, la relazione sentimentale tra i due membri della cordata appesantisce le dinamiche psicologiche e peggiora la sua efficienza. Si è eccessivamente preoccupati l’uno per l’altro, non si è lucidi, non si ragiona come parti di un meccanismo ben messo appunto, si è troppo travolti da ansie e preoccupazioni.Nonostante questo, c’è stato nella mia vita un lungo e proficuo periodo di scialpinismo in coppia e ci sono stati giorni nei quali la “cordata” costituita da me e dal mio compagno si è espressa al meglio su itinerari non esattamente banali, percorsi a volte in pieno inverno in anni in cui la montagna d’inverno era un deserto

In passato hai dichiarato che “ è nel mio carattere cercare di fare le cose al meglio e portarle al livello massimo che mi posso permettere “ per questo motivo ti chiedo se anche in ambito lavorativo e personale eri così oppure hai sempre separato gli aspetti della montagna da quelli della vita di tutti i giorni ?
Penso che cercare di fare ogni cosa al meglio sia una peculiarità caratteriale. Quindi se uno la possiede, o ne è afflitto questa caratteristica affiora in ogni aspetto della vita.

Uno spirito libero come Te sicuramente non poteva adattarsi alla burocrazia di alcuni enti ma avrai sicuramente pensato ad un certo punto di diventare Guida Alpina ?
Da ragazzina avrei voluto diventare maestra di sci e vivere in un luogo di montagna. All’epoca a diventare guida alpina non ci pensavo proprio, stiamo parlando dei primi anni 70, epoca in cui non c’erano donne guida alpina e io ancora in arrampicata ero alle prime esperienze.
Poi la vita ha preso un’altra strada, quella che era più normale che prendesse dato il retroterra familiare (babbo laureato in ingegneria e mamma in matematica). Ai miei non sarebbe affatto piaciuta una mia eventuale decisione di non iscrivermi all’università per fare scelte diverse.
Quando in montagna ho cominciato a fare un po’ più sul serio, ero già laureata. Come ho raccontato nel mio libro, a un certo punto il mio maestro di arrampicata, che all’epoca era capo della commissione tecnica delle G.A. propose a me e a un altro amico di partecipare alla selezione e al corso. Dopo una lunga riflessione capii che non avevo altri motivi per farlo se non il titolo in sé. Avevo già un lavoro ed era troppo tardi per modificare la mia vita radicalmente e provare a vivere di montagna trasformando una passione in un lavoro. Si sarebbe trattato quindi di praticare la professione di G.A. nel tempo libero ma questo non mi interessava perché preferivo vivere la montagna a modo mio, liberamente.

Ho letto la lista delle tua sfide vinte con tanti compagni di cordata e di avventura e capisco che per delicatezza è difficile fare delle scelte ma avrai sicuramente 3 nomi a cui sei particolarmente legata e di cui ci puoi raccontare un aneddoto che li caratterizzava e che gli farà piacere leggere personalmente oppure ai loro cari ?
A questa domanda non ti rispondo, in quanto preferisco, appunto, non fare delle scelte e rimandare invece al mio libro, dove ho raccontato parecchi episodi vissuti assieme ai miei compagni di avventura sia in parete che con gli sci. Le persone coinvolte sono molte più di tre e i racconti sono qualcosa di più che aneddoti: ma sono, penso, il minimo indispensabile per dare a queste persone almeno un po’ di consistenza tramite la narrazione.

Non voglio sapere la salita o la discesa più difficile compiuta ma non posso esimermi dal far la domanda più difficile o forse la più facile a seconda dei punti di vista se credente o meno. Di questi tempi assistiamo a un crollo di valori fra cui quello della religione: Qual’é il tuo rapporto con essa? Quando arriviamo a salire una montagna, qualsiasi altezza sia, siamo a diretto contatto con la bellezza del Creato. Che risposte ti sei data in tutti questi anni ?
Il mio rapporto con le religioni organizzate e codificate è sempre stato pessimo nel senso che le ho sempre avute in scarsissima stima. Tuttavia nel corso della mia vita ho passato momenti di religiosità e quasi misticismo, alternati a fasi completamente diverse, di rabbia esistenziale e cinismo. Questa alternanza di stati d’animo viene fuori piuttosto chiaramente leggendo il mio libro ed è anche singolare (persino per me che lo ho scritto!) perché mostra quanto possano essere diverse le condizioni mentali in cui si transita nel corso dell’esistenza.
Attualmente per fortuna questi contrasti si sono placati: sono serenamente materialista e non credente, con un pizzico di sano agnosticismo.
Ho letto molti libri riguardo all’origine dell’universo e della vita sulla terra: questi argomenti mi interessano oltremodo e il mio approccio è completamente scientifico.
Sono convinta che il fatto di percepire bellezza attorno a noi (in montagna e nella natura in generale sia in gran parte se non totalmente un frutto culturale. La bellezza, la poesia, sono essenzialmente negli occhi con i quali osserviamo le cose. Non per niente ci sono persone che non avendo ricevuto alcuna formazione in proposito trovano che la montagna sia solo un mucchio di sassi inospitale. E’ esattamente come per la musica: senza una formazione apposita, è difficile trarne godimento.
Personalmente porto una sincera gratitudine nei confronti dell’evoluzione culturale che mi ha permesso di accedere a certe sensazioni e ovviamente nei confronti dell’imprinting importantissimo che ho ricevuto dai miei.

Noi due sappiamo bene che questo elemento naturale crea una dipendenza esistenziale che spesso fa perdere il contatto con la realtà che ti circonda: dall’alto della tua esperienza che consiglio puoi dare per impedire che questo avvenga ?
A me non sembra che andare in montagna faccia perdere il contatto con la realtà. Riempie di sensazioni molto forti, quello di sicuro, e richiede uno sforzo di riadattamento ogni volta che dopo qualche intensa avventura si è costretti a rientrare nella vita di ogni giorno. In questo senso è vero che c’è una certa dipendenza, che è maggiore quanto più totalizzanti sono le esperienze vissute. Ossia, più si abitua il palato ad esperienze estreme, più è difficile farne a meno. Ma questo non vuol dire che si perda il contatto con la realtà: nella realtà ci si rientra per forza, visto che ci sono necessità materiali imprescindibili.
In ogni caso, non ho consigli da dare, anzi, se per caso qualcuno riesce ad estraniarsi davvero e in pianta stabile dalla moltitudine di beghe e scocciature che costituiscono la così detta “realtà”, gli faccio i miei complimenti e lo invidio sinceramente: io non ci sono mai riuscita purtroppo.

Da tempo hai deciso di raggiungere le vette in modo meno estremo: come mai hai deciso così tardi di raccontare in un libro le “ STORIE D’AMORE E AVVENTURA “ che hanno riempito le pagine della Tua particolare vita ?
Io in realtà ho sempre scritto. I racconti che compongono il libro “Una storia d’amore e di avventura” sono stati scritti tutti in concomitanza con gli avvenimenti che descrivono, nei giorni subito seguenti.
Di questi racconti ne avevo pubblicato qualcuno su un sito che avevo messo in piedi (ora abbandonato) e qualcun altro su Facebook, e sono piaciuti. Diversi amici hanno fatto un po’ di pressione perché li raccogliessi in un libro: complimenti, incitamenti garbati eccetera. Alla fine, dopo molto sottrarmi e svicolare, ho deciso che poteva valere la pena provarci.
C’era da scrivere un canovaccio che tenesse assieme i racconti e da … tagliare, tagliare moltissimo, in quanto le vicende della mia storia che mi sarebbe piaciuto far leggere sono davvero numerose. Taglia, taglia non sono comunque riuscita a ridurre maggiormente il ponderoso volume che ne è uscito fuori.
Non vorrei che sembrasse che spingo troppo all’acquisto del libro ma anche la sua genesi è raccontata lì, nelle prime pagine!

Come sempre il mio amico Giacinto Damiani editore di Ricerche e Redazioni ha saputo cogliere l’esclusività di quello che Germana avrebbe potuto raccontare.
Per tutti coloro che vogliono saperne di più non rimane che sognare leggendo di essere al fianco di Germana nelle 560 pagine dove pareti, creste, pendii, valli, sentieri e forre sono il senso della vita di questa “ avventurosa “ Donna Italiana innamorata eternamente dei Suoi cani e delle Sue montagne.

Intervista a cura di Francesco Mancini (Consiglio Direttivo Club 2000m e C.A.I. Avezzano)
