L’AQUILA – È morto Silvio Jovane, alpinista che per primo, nel 1959, ha fatto scoprire il Paretone del Gran Sasso, aprendo la prima via insieme a Gigi Mario.

Le sue imprese hanno fatto conoscere l’Abruzzo in Italia e nel mondo, valorizzando le montagne della regione.

Cordoglio è stato espresso dal presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio.

Aveva 86 anni, ed aveva valorizzato alcuni fra gli angoli alpinistici più noti e difficili del Gran Sasso, fra cui la “farfalla”, i Pilastri e molto altro, ma è noto ai romani anche per le vie sul Monte Morra. Ma molto altro aveva fatto anche sulle Dolomiti

Riportiamo qui quanto pubblicato nel numero unico della rivista del SUCAI nel 1947-57 ed oggi ospitato sul sito vecchiegloriedelgransasso e da lui scritto:

IL COMPAGNO DI CORDATA


Due nodi si stringono intorno alla vita di due uomini e una corda si tende fra di loro. Già molte volte siamo stati i protagonisti di una simile scena. Quando l’amico ha sciolto gli intrichi e ci porge il capo della corda, non ci è però mai venuto di pensare al significato dell’atto che stiamo compiendo, e mentre stringiamo il nodo, osserviamo magari l’aspetto più o meno invitante delle prime tirate di corda ripetendo ad alta voce la descrizione della guida. Eppure quell’azione che si compie così meccanicamente contiene uno degli aspetti più belli dell’alpinismo: l’unione di due persone in una sola entità che è “la cordata”.

Due persone e una corda. Tutto qui.

Ma molto spesso è difficile accorgersi che quest’ultima è l’elemento meno essenziale da cui nasce una cordata: essa è l’elemento che soltanto materializza un’unione spirituale che deve già esistere nel cuore e nell’animo di due uomini.

Sono ben poche, infatti, e privilegiate, le persone capaci a godere da sole. La solitudine può dare sì una sensazione diversa, rispondente a particolari stati d’animo ed essere allora fonte di piacere; ma una cosa naturale, spontanea ed anzi normalmente necessaria è l’espressione “guarda” che una persona rivolge ad un’altra di fronte ad un qualsiasi spettacolo. Perché si dice quella parola?


Cosa mi importa se una persona che sta con me prova o meno le mie stesse sensazioni? Eppure è solo in questa duplicità che la realtà che è fuori di noi può esser vissuta pienamente. Chi dunque più dell’alpinista, che cerca sulle montagne addirittura un’ebbrezza di sensazioni, deve avere vicino a sé qualcuno che lo aiuti, veramente aiuti, a vivere degli attimi così intensi e che abbia una sensibilità d’animo il più possibile eguale alla propria? Chi dunque più dell’alpinista, che sulle montagne crea la storia della sua vita, ha bisogno di una persona con la quale rivivere il passato, quando sarà venuto quel giorno nel quale dinnanzi a noi non avremo più l’alimento della speranza, bensì una gioia piena del rimpianto di tanti ricordi? Così sarà bello ritrovare in una folla insignificante e buia quell’anima e quella luce che possiede un po’ della nostra vita; e sarà bello tornare a stringere quella mano amica che al tramonto di un giorno di lotta stringemmo su una cima desiderata.


Quando poi nel vortice della vita il nostro compagno sarà sperduto da noi, così che non potrà più essere lo schermo su cui veder passare le ore trascorse insieme e non potremo più trovare in lui una personificazione dei fatti, egli resterà sempre un oggetto del nostro ricordo, una parte della nostra vita. Il compagno arricchisce le ore di una salita, di un bivacco, le ore di rifugio, di una infinità di piccoli fatti, di parole, considerazioni e sfumature che vivificano e intensificano quei momenti che altrimenti volerebbero lasciando il vuoto dietro di sé. Il compagno crea in noi un secondo rapporto: oltre a quello con la montagna, il rapporto tra noi e una persona; nell’impegno a volte estremo di una salita questo legame diviene formidabile: tutto il nostro essere spirituale e fisico è nelle sue mani; in quei momenti tutto scompare intorno a noi, nulla più si può nascondere; sono quelli gli attimi in cui tutto di noi vive e si esplica: la forza dell’animo, le nostre capacità affettive, l’intimo della coscienza, le nostre debolezze, il nostro carattere.

Sarà, dunque, senza rincrescimento ed esitazione, ma con sollievo che ci affideremo alla sua generosità, se egli non sarà una persona a caso e se ci saranno tra noi e lui quella stima e quell’affetto che, in una sola parola, costituiscono l’amicizia.

Silvio Jovane
Lino D’Angelo e Silvio Jovane al Corno Piccolo – Prima ascensione del monolito – 07/10/1956 (foto: Silvio Jovane)

Silvio Jovane – Prime ascensioni


Le ‘prime’ ascensioni nel gruppo del Gran Sasso fino al 1974 sono tratte dalla cronistoria di S.
Pietrostefani in “Omaggio al Gran Sasso”.


Le ascensioni negli altri gruppi fino al 1967 sono tratte dagli opuscoli “SUCAI Roma 1947- 1957”
e “Sucai Roma 1957-1967”.

1952
Dolomiti, Gruppo Lavaredo/Paterno, Punta del Camoscetto, parete Nord-Est – con B. Morandi


1953
Dolomiti, Gruppo Laveredo/Paterno, Cima Piccolissima, parete Est – con B. Morandi


9.9.1955
Gran Sasso, Corno Grande, Vetta Occidentale per parete E, spigolo ENE o di destra, m. 260, V e IV – con F. Cravino


29.8.1956
Gran Sasso, Corno Piccolo, Anticima Nord per parete E, via a destra della Crepa, m. 300, IV, V, tratto A2 – con F. Cravino


6.9.1956
Gran Sasso, Corno Grande, Torrione Cambi per parete S, via della Gran Placca, m. 180, tratti di V e V+ – con P. Consiglio e G. Macola


7.10.1956
Gran Sasso, Corno Piccolo per parete Est, via diretta del Monolito, m. 200, V+, A1, A2 – con L. D’Angelo e F. Cravino


16.3.1957
Gran Sasso, Corno Piccolo per cresta Ovest, prima invernale – con L. Mario e L. D’Angelo


10.1.1958
Gran Sasso, Corno Piccolo, Campanile Livia per parete S, via Consiglio, prima invernale – con L. Mario


2.6.1958
Gran Sasso, Corno Grande, Vetta Orientale per parete Est, via del II Pilastro, m. 550, IV e V – con L. Mario


21-22.2.1960
Gran Sasso, Corno Grande, Vetta Orientale per parete NE (Paretone), via Iannetta, prima invernale – con C.A. Pinelli, F. Cravino e M. Lopriore


18.3.1961
Gran Sasso, Corno Grande, Vetta Orientale per versante SE, via Haass-Acitelli, prima invernale – con C.A. Pinelli

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