Quattro terremoti in Appennino in una sola giornata….niente di nuovo? Bhe ad osservar bene dovremmo dire proprio di si.
Mediamente in Italia ci sono circa 150/200 terremoti all’anno con una magnitudo tra 3 e 4 delle scala Richter (la Mercalli ad oggi non viene più utilizzata) e 4 eventi con una magnitudo superiore a 4, e se considerassimo anche quelli la cui magnitudo è inferiore a 3 o quelli con una magnitudo inferiore a due supereremmo i 9000 eventi sismici/anno.
Questi terremoti si concentrano in zone “delimitate” e note, una di queste è appunto la dorsale Appenninica.
Dei terremoti avvenuti in questi ultimi 3 giorni lungo tutto la dorsale Appenninica, che ricordo ha inizio nella zona della Genova presso la linea tettonica denominata Sestri-Voltaggio e termina in Sicilia con i monti Nebrodi e le Madonie, il più profondo è quello avvenuto nelle Marche, parliamo di oltre 18 eventi accaduti in 48 ore.
Alla luce di questi numeri la giornata di ieri inserita in questo contesto, non ha nulla di speciale. Ma osserviamo nel dettaglio cosa è accaduto nelle scorse 48 ore.
Tra gli episodi sismici di ieri venerdì 23 settembre, il più profondo è quello avvenuto alle 12,24 nelle Marche, in provincia di Ascoli Piceno, e la cui magnitudo è stata ricalcolata in 3.9. Questo sisma é localizzato lungo la costa delle Marche, ha una sua sismicità e caratteristiche meccaniche diverse da quelli che si osservano nei terremoti tipici dell’Appennino.
Alle 14.18 in mare davanti a Reggio Calabria, a 55 km dei profondità, viene registrata una scossa di 3.2 di intensità.
A seguire abbiamo il terremoto di magnitudo 4.1, a Bargagli vicino Genova delle 15,39 a cui fà seguito una seconda scossa alle 17,32 da 2,7 nelle vicinanze di Davagna (Genova).
Hanno delle peculiarità anche questi due eventi avvenuti in Liguria, in una zona non molto sismica e nella quale non si sono rilevati storicamente terremoti troppo forti; anche in questo caso il meccanismo è diverso da quello tipico dei terremoti dell’Appennino e legato alla compressione fra l’Appennino a Est e l’arco alpino a Ovest.
Da segnalare anche il terremoto di magnitudo 3.6 a Paternò (Catania), che nonostante si sia verificato nell’area dell’Etna ha caratteristiche particolari ed è stato generato da un meccanismo indipendente dal vulcano e legato a faglie della zona svincolato dunque dai sistemi di faglie della camera magmatica.
Infine tre “tipici” terremoti appenninici sono stati registrati dall’ INGV a pochi minuti l’una dall’altro.
Il primo con magnitudo di 3.8 a otto chilometri da Pievepelago, in provincia di Modena, poco prima delle 17.50, a una profondità di 14 chilometri.
Il secondo con magnitudo 3.2 a otto chilometri da Fosciandora, in provincia di Lucca, a una profondità di 13 chilometri, a poca distanza dalla prima.
Ed infine una replica a Pievepelago con le stesse caratteristiche meccaniche di pari magnitudo della prima avvenuta alle 10,40 di oggi.
Non sono stati rilevati danni a cose o a persone, rimane comunque in vigore lo stato di allerta per monitorare gli effetti del sisma.
Ciò nonostante non c’è evidenza che vi sia un nesso tre quelli avvenuti nelle Marche, quello della Liguria e quelli che da tre giorni si susseguono in Sicilia nei pressi dell’ Etna e del mare a nord della Sicilia.
Per quelli che vorranno approfondire il tema terremoti, consiglio di visitare il sito Mapsim, che in modo veloce e didattico permette di capire i concetti base di una materia quale la sismologia appunto, ostica anche per gli esperti ed ancora “work-in-progress”.