Si inizia a metà giugno e si “risveglia” il rifugio dopo lunghi mesi di “letargo”. È necessario riaprire le finestre, ripulire e riallestire i vari locali interni, rimettere in moto i macchinari, la turbina che permette la produzione di energia idroelettrica e subito dopo gli elettrodomestici, il digestore che garantisce l’uso ordinato dei sanitari.
Tre mesi isolati in un rifugio di alta quota, a 2.500 metri. Un posto estremo che non offre le tante comodità a cui si è abituati, il centro abitato più vicino è a circa quattro ore di cammino, di conseguenza è importante adeguarsi ai colleghi e alla collettività della vita, come condividere le stanze, i bagni e gli spazi comuni.

Visto l’isolamento, di solito si approfitta del primo “conoscente” che sale al rifugio per farsi portare un giornale o qualcosa di cui si ha bisogno. I rifornimenti avvengono quasi esclusivamente con l’elicottero ogni quindici giorni circa e si tratta di uno dei giorni più impegnativi in quanto bisogna scaricare tutti i viveri, accessori, bevande etc…, ed inviare a valle tutti i rifiuti accuratamente accumulati e differenziati.
Comunque se si ama la montagna e l’alpinismo può essere considerato il proprio paradiso, ma se non si hanno queste passioni è un modo per conoscere nuovi ambienti e persone. Due ghiacciai nelle vicinanze ed altrettante falesie attrezzate nei dintorni per arrampicare e diversi sentieri escursionistici di varia difficoltà arricchiscono il luogo. Soprattutto nelle giornate più calde è possibile anche rilassarsi andando a fare un bagno in uno dei laghetti non troppo distanti (venti minuti) dalla struttura. Quindi nei giorni liberi è possibile effettuare itinerari più impegnativi, sia per tempo che per difficoltà, per apprezzare il territorio circostante ricco di sorprese. In queste occasioni ed in questo ambiente si possono ammirare le albe, i colori del tramonto, il cielo stellato quando è bel tempo e vedere tanti animali quali marmotte, stambecchi, camosci e quando si è più fortunati anche le aquile. Non trascurando l’ecosistema nel suo complesso, la flora particolare delle alture e la geologia dell’ambiente glaciale.

Il lavoro inizia anche alle quattro del mattino, o più tardi, per preparare le colazioni agli alpinisti che si apprestano ad andare sul ghiacciaio per poi passare alle pulizie, all’organizzazione del pranzo, all’accoglienza dei pernottanti e quindi al servizio della cena. La preparazione delle colazioni del giorno dopo conclude la giornata verso le 22.30-23. Se si hanno ancora le energie si beve qualcosa con i colleghi nel tavolo comune e si conversa su vari argomenti.
L’ora di pranzo è caratterizzata da momenti di relazione molto veloci, mentre nel dopo cena è più facile intraprendere conversazioni spesso anche impegnative, altre volte divertenti, con le persone che si fermano a dormire.
Verso il cuore della stagione, ovvero agosto, la stanchezza comincia a farsi sentire. Consapevoli che fa parte del “gioco”, quelle due, tre ore di riposo giornaliere servono proprio a ricaricarsi.
Fornire le numerose indicazioni “viarie” e qualsiasi tipo di aiuto ai vari passanti è una delle attività principali della giornata.
La stagione è stata movimentata dal passaggio di ben quattro gare di Trail running (Tor des Geants, La Thuile trail, Tor des Glaciers e Petit Trotte), che in alcuni casi hanno incrementato la mole di lavoro per alcuni imprevisti che si sono verificati. Tanti corridori da ristorare supportati dai vari volontari che hanno allestito i tavoli con cibo e bevande da prendere velocemente.

Finito agosto, diminuisce l’afflusso delle persone e ci si rende conto che le giornate iniziano ad accorciarsi, le temperature si abbassano e si avvicina la conclusione della stagione. Si organizzano i servizi necessari alla chiusura in maniera da poter limitare i danni delle rigide temperature invernali in particolare la parte impiantistica e si accumulano i materiali da trasferire a valle tramite l’elicottero lasciando solamente a disposizione dei passanti il locale invernale.
Simpatico e interessante fa venire voglia di fare un esperienza del genere anche se mipare di capire che la fatica e molta…..bravo