L’olio piacentino stà ritornando in auge; grazie al lavoro di alcuni agricoltori che hanno deciso di intraprendere questo avventura contro il parere negativo di molti e lo scetticismo di alcuni.
L’olio nel piacentino, contro ogni previsione ha una storia molto antica; le prime tracce risalgono ad una ordinanza del Podestà di Parma nella seconda metà del XII secolo ed aveva raggiunto il suo momento di massima diffusione nel XIII secolo.
Poi misteriosamente tutto sembra scomparire e nessuno sembra interessarsene più e gli ulivi (forse anche per colpa di cambiamenti climatici) scompaiono dal territorio piacentino.
Il nostro olio piace, spiegano Gianni Baldini e Matteo Bonfanti soci del consorzio “Terre di Gropparello” – purtroppo la richiesta supera l’offerta, ma quest’anno si prevede un aumento della produzione e della qualità. Il nostro olio è spesso chiamato a degustazioni nelle fiere della provincia e della Regione, ottenendo sempre un buon consenso».
L’associazione terre di Gropparello è oramai attiva da molti anni, raccoglie oltre 25 soci con oltre 2000 olivi in dimora nelle zone di Gropparello, Lugagnano, Carpaneto, Rivergaro.
Atg è un marchio registrato e l’associazione garantisce una serie di servizi ai soci, tra cui una visita agronomica agli oliveti: l’importante è che le piante siano tra i 200 e i 500 metri e che siano esposte al sole. L’olio piacentino, grazie all’interesse degli agricoltori e ai cambiamenti climatici, sta prendendo piede.
Gropparello è il cuore della trasformazione piacentina: in provincia ci sono tre frantoi e si trovano tutti nel paese capoluogo della Val Vezzeno.
Il controllo della qualità, poi, viene certificato in un laboratorio autorizzato del Veronese. Insomma, l’olio piacentino guarda al futuro: «Prevedo uno sviluppo dell’olivicoltura nel nostro territorio» afferma Canavesi.
Conosciuto da seimila anni, l’olivo era addirittura considerata la prima fra tutte le piante dai romani……e Piacenza qualche “piccolo” contatto con l’Antica Roma lo ha avuto.