Con l’arrivo dell’estate prende il via la caccia ai laghi più “instagrammabili” d’Italia. Specchi d’acqua, molti dei quali inseriti in ambienti montani, perfetti per scatti memorabili e, soprattutto, facili da raggiungere. Per chi rifugga le mode, per chi ami la montagna solitaria e faticata, le vette di Alpi e Appennini offrono ancora numerose possibilità alternative. Vi sono laghi, incastonati come perle tra le pareti rocciose, non raggiungibili tramite strade carrabili, meraviglie da godere come meta di escursioni anche piuttosto impegnative, soprattutto durante i caldi mesi estivi.

Alcuni di tali bacini, meno noti ai più, sono letteralmente da cogliere al volo. Si tratta infatti di laghi effimeri, originati annualmente dallo scioglimento di nevi e ghiacci accumulatisi durante l’inverno, dunque destinati a scomparire man mano che l’evaporazione delle acque proceda nel corso dell’estate. Due tra i più belli e speciali – a breve scopriremo perché – si trovano nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini: il lago di Pilato e il laghetto di Palazzo Borghese.

  • lago di pilato, sibillini

Due perle dei Sibillini

Il lago di Pilato e il laghetto di Palazzo Borghese si collocano entrambi sul versante marchigiano dei Monti Sibillini. Il primo, il più noto tra i due, è situato a una quota di 1.941 m ai piedi del Monte Vettore (2.476 m), la vetta più alta delle Marche; il secondo a a 1.786 metri, ai piedi dell’omonimo monte, Palazzo Borghese (2.145 m). Durante l’inverno i due specchi d’acqua non risultano visibili in quanto le due zone sono ricoperte da neve. “Sbucano” in primavera, quando questa inizia a sciogliersi, andando ad alimentare nuovamente i due bacini. Ad accomunarli, oltre alla emivita breve annuale, è la presenza di piccoli abitanti speciali. Minuscoli, unici nel loro genere e assolutamente da preservare. Per raggiungerli, come premesso, non vi sono strade carrabili. Servono scarponi e buone gambe.

Lago di Pilato

Il lago di Pilato si forma annualmente in una conca glaciale, e sia la sua forma che le sue dimensioni variano a seconda della quantità di acqua che si riversa nel bacino a seguito dello scioglimento delle nevi. In stagioni caratterizzate da abbondanza di acqua, assume una caratteristica forma ad occhiale, con due bacini collegati tra loro da un braccio di acqua. In periodi più siccitosi, al posto di tale connessione si ha l’emergere del detrito di falda e la separazione netta tra i due laghetti. Nonostante la sua breve esistenza annuale, vanta un abitante molto particolare: il Chirocefalo del Marchesoni (Chirocephalus marchesonii).

Scoperto nel 1954 da Vittorio Marchesoni, direttore dell’Istituto di Botanica dell’Università di Camerino, è un piccolo crostaceo, endemico del lago, dunque presente solo ed esclusivamente nelle sue acque. Di colore rosso corallo ha dimensioni che si aggirano attorno al centimetro. La specie stenoterma (adattata ad ambienti con basse temperature), depone sul fondo e sulle sponde del lago delle uova caratterizzate da un rivestimento molto resistente che consente loro di sopravvivere anche per più anni all’asciutto in caso di grave siccità, finché non si verifichino condizioni idonee alla germinazione.

Per proteggere le preziose uova nel corso dei mesi in cui è anche più alto l’afflusso di escursionisti, il Parco dei Monti Sibillini ha istituito, oltre a un divieto di balneazione e l’obbligo di rispettare una certa distanza dal bordo del lago (almeno 5 metri). Delle uova deposte annualmente, parte va incontro a germinazione, parte rimane come riserva per le stagioni successive, una sorta di scorta di sicurezza che assicura la sopravvivenza della specie.

Di seguito due immagini del chirocefalo del Marchesoni, scattate dal fotografo Damiano Lancioni, accompagnato da una guida del Parco dei Monti Sibillini in un punto in cui è stato consentito l’avvicinamento alle acque.

Laghetto di Palazzo Borghese

Il laghetto di Palazzo Borghese è accolto all’interno di un’ampia conca carsico-glaciale e risulta visibile tra primavera ed estate per circa un mese, a seconda dell’innevamento invernale e delle precipitazioni e temperature primaverili. Nelle sue acque è ospitato un “cugino” del chirocefalo del Pilato, il Chirocefalo della Sibilla (Chirocephalus Sibyllae), la cui esistenza è stata scoperta nel 1975 da Vezio Cottarelli e Graziella Mura. Di colore rosato e un po’ più grande del Chirocefalo del Marchesoni, si caratterizza anch’esso per la produzione di uova resistenti, grazie alla formazione di cisti che proteggono l’embrione nei mesi invernali fino al ritorno delle ottimali condizioni di germinazione tra primavera ed estate.

Le due specie sono ben adattate a condizioni di vita “difficili” ma la loro sopravvivenza è considerata oggi a rischio per due ragioni: i danni meccanici provocati dai visitatori irrispettosi dei divieti e il cambiamento climatico, che sta profondamente impattando sui delicati equilibri degli ambienti appenninici.

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