articolo a cura di Marco Giorgi
Quando pensiamo ai fossili, la nostra mente va subito a terre lontane, America, Cina, Antartide perchè l’idea generale è che l’Italia sia una nazione povera di fossili. Niente di più falso.
L’Italia detiene un enorme patrimonio fossilifero, partendo dai grandi rettili e mammiferi marini come Besanosaurus e Zygophyseter, fino ai ben noti dinosauri come Scipionyx, Saltriovenator e Tethyshadros (recentemente apparso nel documentario della BBC Prehistoric Planet) ed alla più recente Megafauna pleistocenica tipica dell’Era glaciale.

L’Appennino, specialmente l’Abruzzo, presenta un assetto geologico particolare dovuto al risultato di differenti domini paleogeografici meso-cenozoici marini successivamente modificati strutturalmente e rimodellati dalla tettonica, dal sollevamento pliocenico-quaternario e da una serie di processi morfologici.
Tra i settori principali si possono riconoscere la Catena appenninica, la Piattaforma carbonatica laziale-abruzzese, la Piattaforma carbonatica abruzzese esterna, la Piattaforma carbonatica apula deformata ed i Bacini esterni adiacenti.
La ricchezza fossilifera risiede soprattutto grazie ad organismi marini quali rudiste, un ordine estinto di bivalvi particolari con conchiglia spessa, ritorta e poco ornata, abbondano inoltre i coralli in quanto la zona durante il Mesozoico è stato un vasto mare tropicale, fino addirittura a denti di squalo.
Tuttavia l’Abruzzo non è sempre stata sommersa da acqua: nel 2006 vennero ritrovate presso il versante orientale del Monte Cagno delle impronte di dinosauro teropode datate circa 125-113 milioni di anni fa. I teropodi sono una classe di dinosauri che comprende i famosi generi Tyrannosaurus, Spinosaurus e Velociraptor oltre che gli uccelli. Le impronte distano tra di loro di ben 135 cm, una distanza record tra le impronte lasciate in Italia. Tali orme sono fondamentali perché testimoniano il passaggio di una granda e maestosa creatura in queste terre durante il Cretaceo. Purtroppo non è possibile classificare l’esemplare in quanto il ritrovamento è un icnofossile, ovvero una traccia lasciata da un organismo, e non parte del corpo. Le meraviglie non finiscono qui in quanto questa terra è stata la casa di alcuni dei mammiferi più grandi mai esistiti: gli elefanti.

Con l’avvicendarsi dell’Era glaciale molte specie animali vennero spinte verso Sud per scampare dal freddo, tra queste creature vi fu uno dei mammiferi più imponenti mai esistiti: l’Elefante dalle zanne dritte (Palaeoloxodon antiquus).
L’Elefante dalle zanne dritte era un enorme proboscidato alto fino a 4 m e ben più grande del contemporaneo e più famoso Mammut lanoso (Mammuthus primigenius). Tuttavia le dimensioni non erano la cosa più incredibile di questo mammifero quanto la lunghezza delle sue zanne che superava addirittura quella degli odierni elefanti. Lo spingersi a Sud di questo animale ha prodotto addirittura la creazione di diverse sottospecie ed addirittura una specie nana (Palaeoloxodon falconeri) nelle isole.
Un altro degno rappresentante dei proboscidati che abitò queste zone fu il Mammut delle steppe (Mammuthus trogontherii), un proboscidato colossale che poteva raggiungere addirittura un’altezza di 4,7 m.

Il Mammut delle steppe sembra derivare dal Mammut meridionale (Mammuthus meridionalis, un’altro abitante delle zone abruzzesi, e deve averlo via via sostituito nel territorio con l’avanzare del freddo.
E’ ritenuto essere l’antenato del Mammut lanoso e del Mammut columbiano (Mammuthus columbi). Non solo gli elefanti giganti hanno calpestato l’entroterra abruzzese, anche il cervo gigante Megaloceros era tipico di queste zone. Nonostante il nome “Alce irlandese” il Megaloceros era imparentato con i daini, l’associazione con l’Alce è dovuta all’incredibile lunghezza delle corna: ben 3,5 m di ampiezza.
Il Megaloceros era spesso preda dei nostri antenati come riportato dalle testimonianze fossili ed artistiche, probabilmente per la sua carne, pelle e per gli enormi palchi.
I palchi, nonostante le dimensioni ingombranti, sembrano essere invece state selezionate dall’evoluzione come favorevoli per display sessuale come succede anche agli odierni cervidi.
Un cervide molto più piccolo ritrovato presso i giacimenti di Scontrone è Hoplitomeryx, un animale simile ad un cerbiatto dotato di cinque corna sulla testa, di cui quattro che uscivano dalle orbite, un cranio corto e massiccio e dei canini ricurvi. Questo esemplare conviveva con barbagianni giganti ed altre creature peculiari degli ambienti insulari.
Nonostante le dicerie sulla povertà fossilifera dell’Italia l’Abruzzo stesso si è dimostrato in grado di dare una risposta a queste critiche infondate ed ancora ci può raccontare molto sulla bellissima storia dell’evoluzione della nostra nazione.
Segnaliamo, infine, la mostra Jurassic Sangro a Castel di Sangro dove adulti e bambini possono vedere le riproduzioni dei giganti del passato.
Veramente molto interessante! Non sapevo che anche l’Abruzzo avesse un tale patrimonio storico!