Continua la rubrica a cura di Marco Giorgi dedicata agli animali che popolano l’appennino.
Nell’ultimo articolo abbiamo parlato di un piccolissimo abitante delle nostre
pozzanghere, un animale che per molti potrebbe essere piuttosto insignificante ma
che invece mostra tutta la sua personalità una volta conosciuto a fondo. Ora invece
volgiamo il nostro sguardo verso un’altra direzione, voltiamo gli occhi verso il cielo
dove regnano una categoria particolare di animali: gli uccelli.
Tuttavia il nostro volatile non è un uccello qualunque, si tratta di un rapace notturno
della famiglia degli Strigidi.

Stiamo parlando del Gufo reale (nome scientifico Bubo bubo), un rapace che può
raggiungere un’apertura alare di circa 2 m, una lunghezza di 65 cm ed un peso di 4
kg. Queste misure lo rendono il rapace notturno più grande d’Europa ed uno dei più
grandi al mondo, tuttavia non sono le uniche particolarità di questa magnifica specie.
Particolari sono i suoi occhi giallo oro utili per avvistare le prede da lontano ed i suoi
lunghi ciuffi auricolari neri che sormontano orecchie piuttosto sensibili, il capo
presenta sfumature grigie e bianche ed è in grado di girarsi di 270°, la gola invece è
quasi sempre bianca. Il piumaggio di questo uccello è prevalentemente marrone e
nero superiormente e giallo brunastro con strie e fitte vermicolature scure
inferiormente e non vi sono differenze cromatiche tra i due sessi, tuttavia a livello di
dimensioni la femmina risulta molto più imponente del maschio.
Il Gufo reale non è una specie endemica della nostro stato, ma è distribuito in gran
parte dell’Europa, ad eccezione del Regno Unito, dell’Irlanda e di alcune aree della
costa atlantica, arrivando addirittura in Africa settentrionale, Medioriente ed Asia
minore.

Ad eccezione delle regioni insulari, è distribuito uniformemente sulla nostra penisola
contando una popolazione di 500/700 individui, un numero tale che la rendono una
specie vulnerabile.
Straordinaria è la sua grandissima adattabilità che gli permette di vivere in aree
boschive, deserti, zone montuose e nei pressi di corsi fluviali. Principalmente sono
animali crepuscolari sedentari che passano il giorno all’interno della loro tana che
può essere costituita da una fessura nella roccia o un tronco d’albero. Notevoli sono
le sue abilità venatorie, con le sue zampe posteriori è in grado di sollevare e stritolare
prede di grandi dimensioni come altri uccelli fino a mammiferi come lepri e volpi e la
dieta dell’animale varia in base all’altitudine in cui vive. La preda viene inghiottita
intera e le parti non digeribili vengono rigurgitate sotto forma di “borre” grandi anche
3-4 cm. Piuttosto particolare è il suo canto, usato sia per individuare membri della
stessa specie e sia per allontanare intrusi: il maschio emette un cupo “uh-ohh”
bitonale, con seconda sillaba più bassa, udibile soprattutto nelle prime ore di buio ed
emesso con maggiore regolarità nei mesi di febbraio, marzo e ottobre.

Principalmente nidifica tra marzo ed aprile ed i maschi riproduttori difendono il
territorio da potenziali rivali segnalando la loro presenza grazie al canto. La femmina
depone 2-3 uova bianche dal guscio ruvido e che cova per poco più di un mese. I
piccoli, che presentano un piumaggio lanuginoso grigio topo, poi restano nel nido per
5-6 settimane e vagano nei dintorni per 20-30 giorni, ancora dipendenti dagli adulti
per il cibo.
Durante l’autunno successivo lasceranno il nido e saranno sessualmente maturi a 2
anni.
Medialmente possono vivere fino a 20 anni ma sono noti casi di esemplari in cattività
che hanno raggiunto i 60 anni.
Non hanno predatori naturali eccetto l’uomo e sono noti casi di morte di esemplari
che si sono scontrati contro le linee elettriche.