Negli ultimi giorni è balzata agli occhi un’incredibile notizia che riguarda la nostra
cara catena appenninica. Ma prima di addentrarci nella scoperta è meglio fare un
piccolo tuffo nel passato di ben 130 milioni di anni fa: ci troviamo in una piacevole
giornata soleggiata del Cretaceo italiano, un panorama mozzafiato da far brillare gli
occhi. Sopra di noi il mare è dominato da imponenti rettili marini, tuttavia non è un
problema per noi in quanto siamo pesci che vivono negli abissi, a più di 1000 m di
profondità. Mentre nuotiamo sul fondale lasciamo una traccia, noi diremo che si tratti
di una quisquilia tuttavia non sappiamo veramente la grandezza di ciò che abbiamo
fatto.
Torniamo ai giorni nostri: un’equipe di scienziati diretta dal paleontologo italiano
Andrea Baucon sta studiando da dieci anni dei ritrovamenti fatti nelle località di
Livorno, Piacenza e Modena e fa una scoperta straordinaria. Vengono ritrovate delle
tracce fossili di due differenti pesci che probabilmente stavano setacciando il fondale
alla ricerca di cibo. Tali tracce inoltre sono molto simili a quelle create da pesci
moderni che si nutrono grattando o aspirando i sedimenti, in particolare i Neoteleostei
come il genere Bathysaurus.


Il Mediterraneo all’epoca si trovava a 1500 m di profondità, quindi si tratterebbe di
pesci abissali che hanno preceduto di ben 80 milioni di anni quella che si credeva
fosse la comparsa dei primi vertebrati dei fondali, cioè 50 milioni di anni fa.
C’è da chiedersi se questi pesci possano aver sviluppato meccanismi simili ai pesci
odierni per ovviare a pressioni elevate o assenza di luce, come bioluminescenza o
corpi sottili.
È una scoperta rivoluzionaria, tant’è vero che lo stesso Baucon l’ha paragonata alle
impronte degli astronauti sulla Luna, ciò è dovuto all’ambiente estremo che
rappresentano gli abissi.
Chissà cosa ancora ha da offrire il nostro meraviglioso panorama fossilifero, in
particolare il Mar Mediterraneo sempre splendente e ricco di meraviglie.

Articolo a cura di Marco Giorgi

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