Le rocce che affiorano lungo il torrente Secchia datate oltre 200 milioni di anni, hanno ricevuto il più grande riconoscimento possibile; da oggi sono patrimonio UNESCO

I gessi triassici che affiorano in Emilia Romagna in diverse località, sono da oggi patrimonio Unesco; questa giornata storica per le nostre montagne è stata accolta con soddisfazione ed emozione da tutta la delegazione italiana presente alla 45ma sessione del World Heritage mondiale Unesco.

I gessi della valle del Secchia in loc. villa Minozzo e Ventasso, quelli di Albinea, sono solo tra i principali siti che assieme al Parco della Vena del gesso e le evaporiti di san Leo sono il risultato della evaporazione delle acque marine che ricoprivano quella zona di mondo che oggi chiamiamo Appennino.

Questa tipologia di rocce rare per la nostra penisola, si presentano in bellissimi ed occasionalmente molto grandi cristalli (anche alcune decine di cm.).

Questo riconoscimento ha dello straordinario, a pochi giorni dalla presentazione dei nuovi fossili che retrodatano la vita nell’oceano scoperti anche nel piacentino, un altro riconoscimento sulla straordinarietà delle nostre amate montagne.

L’emozione nell’ambiente naturalistico è palpabile; finalmente i gessi triassici emiliano romagnoli dopo decenni di oblio e sottovalutazione sono alla ribalta mondiale come meritano.

I nostri gessi per troppo tempo sottovalutati finalmente hanno il giusto riconoscimento, come bene naturale e scientifico. Un valore che col tempo aumenterà e che – come sostiene il presidente del Parco della vena del gesso romagnola F. Giovannelli – fà di questa giornata una delle più importanti della storia del parco

Ovviamente tutti sperano che questo importante riconoscimento porti anche un incremento di turismo essendo comunque un momento di grande promozione culturale e turistica, oltre ad essere anche un punto di grande orgoglio per tutti gli attori in campo e tutti gli emiliano-romagnoli.

Adesso è il momento di fare rete e di mettere in campo tutte le risorse possibili per creare un plusvalore di tutti i siti evaporiti della regione dalle evaporiti triassiche fino alle più giovani messiniane.

La candidatura

La candidatura a patrimonio della umanità è avvenuta seguendo il criterio n° 8 della convenzione del 1972 di Parigi e cita: “essere uno degli esempi rappresentativi di grandi epoche storiche a testimonianza della vita o dei processi geologici”.

Quello emiliano romagnolo è il sesto sito Unesco italiano ed il secondo per l’ Emilia dopo le Foreste Casentinesi a riprova di una vocazione di questa regione alla biodiversita.

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