Le rocce che affiorano lungo il torrente Secchia datate oltre 200 milioni di anni, hanno ricevuto il più grande riconoscimento possibile; da oggi sono patrimonio UNESCO
Un viaggio nella storia (e uno sguardo al futuro) del Calderone, il “fu ghiacciaio” del Gran Sasso
Il Cacciatore del crepuscolo
Continua la rubrica a cura di Marco Giorgi dedicata agli animali che popolano l’appennino; oggi parliamo del Gufo Reale
L’Ululatore degli Appennini
Quando sentiamo parlare di ecosistemi la nostra mente pensa sempre alle grandi foreste amazzoniche o agli ambienti marini tipici degli immensi oceani, eppure ci sfugge un posto in tutto ciò: l’Italia. Proprio così il nostro Bel stivale è teatro di uno dei più ricchi ecosistemi viventi, una biodiversità unica in grado di far invidia a tutto il mondo. E’ proprio per questo che abbiamo deciso di dedicare una rubrica speciale alla fauna e flora locale, in particolare del sistema appenninico, per farvi conoscere le meraviglie di questo mondo.
Perché alcuni sentieri del Gran Sasso sembrano “consumati”?
Agli escursionisti e alpinisti che nel corso dell’estate tornano, anno dopo anno, nel massiccio del Gran Sasso d’Italia, sarà capitato di notare la presenza di alcuni sentieri che, nell’arco di 12 mesi, sembrano essersi “consumati”. Più degradati, più sabbiosi, più “rovinati”, come se qualcosa o qualcuno si fosse divertito a tritare finemente il substrato roccioso su cui poggiamo gli scarponi.
Perché il faggio è migrato in quota? Colpa del cambiamento climatico ma non solo…
Il faggio è una specie arborea forestale che vive tra gli 800 e i 2000 m, ma siamo sicuri che sia sempre stato così? Un articolo da poco pubblicato mostra come il faggio, in passato, occupasse una superficie molto più estesa rispetto a quella attuale.