Il Gran Sasso è il massiccio montuoso più alto degli Appennini, situato nell’Appennino centrale, interamente in Abruzzo, come parte della dorsale più orientale dell’Appennino abruzzese, al confine fra le province di L’Aquila, Teramo e Pescara.
Il Gran Sasso d’Italia è un’area ambientale tutelata con l’istituzione del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Su di esso ricade la Comunità montana Gran Sasso e la Comunità montana Campo Imperatore-Piana di Navelli.
Dai suoi punti più distanti, ovvero il Passo delle Capannelle a nord-ovest e le Gole di Popoli a sud-est, il Gruppo del Gran Sasso misura circa 50 km in lunghezza e 15 km in larghezza con un perimetro di circa 130 km.
Le cime maggiori si trovano nella sottocatena settentrionale: il Corno Grande – che consta di quattro vette principali: quella orientale (2.903 metri), la centrale (2.893 metri) il torrione cambi (2.875 metri) e la maggiore, quella occidentale (2.912 metri) che è anche la vetta più alta di tutti gli Appennini continentali) – e il Corno Piccolo (2655 m). Incastonato dentro una conca e protetto dalle quattro vette che costituiscono il Corno Grande si trova il Ghiacciaio del Calderone, il secondo ghiacciaio più meridionale d’Europa.
Alternativamente il massiccio può essere suddiviso in tre grandi aree latitudinali: la parte settentrionale dal Passo delle Capannelle al Monte Portella che raggruppa le cime maggiori, la parte centrale corrispondente all’altopiano di Campo Imperatore con le sue cime e la parte meridionale che degrada dolcemente da Campo Imperatore fino alla Valle del Tirino e all’Altopiano di Navelli con i suoi borghi montani.
Nel cuore del massiccio, tra le due sottocatene, è presente il vasto altopiano di Campo Imperatore e tra le cime maggiori la conca di Campo Pericoli, oltre che profonde valli che ridiscendono tra le suddette cime (es. Val Chiarino, Val Maone, Valle del Venacquaro, Valle dell’Inferno).
Queste le altre vette sopra i 2.500 metri del massiccio: Corno Piccolo (2.655); Pizzo Intermesoli (2.635); Monte Corvo (2.623); Monte Camicia (2.564); Monte Prena (2.561) e Pizzo Cefalone (2.533).
Fauna
L’animale simbolo del Parco è il Camoscio appenninico, poiché, a cento anni dall’estinzione dell’ungulato sul Gran Sasso, un progetto di reintroduzione lo ha portato a ricolonizzarne le montagne, dove oggi si contano circa 500 individui. Il patrimonio faunistico dell’area protetta conta anche gli altri grandi erbivori, come Cervo e Capriolo, ed il loro predatore per eccellenza, il Lupo appenninico.
Sono presenti tra i mammiferi la Martora, il Gatto selvatico, il Tasso, la Faina, la Puzzola, l’Istrice, mentre alle alte quote vive l’Arvicola delle nevi, un piccolo roditore relitto dell’ultima glaciazione.
L’avifauna comprende rapaci rari come l’Aquila reale, l’Astore, il Falco pellegrino, il Lanario e il Gufo reale, ed alle quote più elevate il Fringuello alpino, lo Spioncello, la Pispola e il Sordone, presenti sul Gran Sasso con le popolazioni appenniniche più numerose; ed ancora la Coturnice, il Codirossone, il Gracchio alpino e quello corallino. I pascoli, le basse quote ed i coltivi tradizionali ospitano l’Ortolano, la Cappellaccia, il Calandro, la Passera lagia e l’Averla piccola.
Autentico paradiso per l’avifauna è il lago di Campotosto, che nel periodo autunnale si popola di migliaia di uccelli acquatici.
Flora
Con 2364 specie censite, il Parco Gran Sasso – Laga è una delle aree protette dalla maggiore biodiversità vegetale in Europa. La componente floristica più preziosa è senz’altro legata agli ambienti delle alte quote, dove persistono i cosiddetti “relitti glaciali”: piante endemiche come l’Androsace di Matilde, l’Adonide ricurva, la Viola della Majella, la Stella alpina dell’Appennino, il Genepì appenninico e diverse specie del genere Sassifraga.
Alcuni endemismi si riscontrano anche alle quote più basse, come nel caso del Limonio aquilano e dell’Astragalo aquilano, esclusive di quest’area. Inoltre in primavera si può osservare, alle pendici del Gran Sasso, la straordinaria fioritura dell’Adonide gialla, specie a lungo ritenuta estinta, che qui vegeta nella sua unica stazione italiana.
Se il Gran Sasso si caratterizza, in particolare nel versante aquilano, per l’estensione dei pascoli, i Monti della Laga si mostrano riccamente ammantati di foreste. Alle quote inferiori si tratta di querceti ed antichi castagneti impiantati già in epoca romana. Tra i 1000 e i 1800 mt di altitudine, si estendono le faggete, cui si associano il Tasso e l’Agrifoglio, mentre Aceri, Tigli, Frassino ed Olmo montano rivestono le forre. I Monti della Laga rivelano anche preziosi nuclei di Abete bianco e di Betulla, mentre tra i boschi ed i pascoli d’altura, un’atmosfera nordica viene evocata dalla presenza di un’estesa brughiera a Mirtillo.
Specie floristiche di grande interesse naturalistico si rinvengono anche nei campi coltivati secondo tecniche tradizionali, come il Gittaione, il Fiordaliso, entità floristiche rarissime come la Falcaria comune, la Ceratocefala e l’Androsace maggiore.