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Il Corno Piccolo è la quinta vetta del Gran Sasso d’Italia dopo il Corno Grande (vetta Occidentale, vetta Centrale, Orientale e Torrione Cambi) con i suoi 2655 metri slm, situato nel complesso del gruppo del Corno Grande separato da questo dalla Sella dei Due Corni e il Vallone delle Cornacchie.

È conosciuto soprattutto dagli scalatori e arrampicatori per via delle sue splendide pareti di liscio calcare che offrono alcune linee di salita tra le più belle di tutto l’Appennino.

Soluzioni alpinistiche a parte, si può arrivare in cima attraverso la via Normale oppure la Ferrata Danesi. In entrambi i casi occorre avere esperienza e dimestichezza con rocce, cenge, ghiaioni e camini. Inoltre venendo da Campo Imperatore l’avvicinamento è comunque abbastanza lungo e faticoso.

Partendo da Campo Imperatore (2.130 slm), si segue la via Normale per il Corno Grande. Guardando il Rifugio Duca degli Abruzzi in alto centrale, si imbocca dunque a destra il sentiero “estivo” (101) verso la Sella di Monte Aquila (2.335 slm). Arrivati alla biforcazione con la Direttissima del Corno Grande (104) si prosegue a sinistra verso il Rifugio Garibaldi ma poi si continua il sentiero 103 direzione “Ghiaione del Brecciaio”. La strada che prima attraversa la conca carsica pianeggiante di Campo Pericoli, inizia poi a salire sulle ghiaie, fino alla Sella del Brecciaio, mantenendo la sinistra rispetto alla parete Ovest del Corno Grande. Qui a sinistra si trova la deviazione per la Ferrata Brizio, che sarebbe comoda per arrivare sul Corno Piccolo, ma attualmente il passaggio è interdetto (primavera 2019).

Proseguiamo il 103 e dalla Conca degli Invalidi (2.615 slm) iniziamo a vedere il bellissimo Corno Piccolo. Arriviamo al celebre “Passo del Cannone (2.679 slm), un vero e proprio crocevia di sentieri, che è il punto più alto del percorso di giornata. Fin qui si è seguiti quasi la stessa strada – via Normale – per arrivare in vetta al Corno Grande, ma adesso non proseguiamo più verso il “Gigante” verso destra, bensì scendiamo verso il Corno Piccolo che vediamo bene come fosse un blocco monolitico sulla sinistra.

Il sentiero 103 scende fino al Rifugio Franchetti, sicuramente uno dei più belli e caratteristici di tutto l’Appennino. Noi invece attraversiamo la sella dei Due Corni (2.575 slm) che collega il Piccolo al Grande con le sue vette, per costeggiare poi il fianco sinistro della montagna rocciosa. Scendiamo nel vallone dei Ginepri che poi prosegue per altri mille metri di dislivello fino ad incontrare la val Maone e continuiamo tra la ghiaia e il sentiero alcune famose pareti di arrampicata come la Punta dei Due e il Campanile Livia. Poi si incrocia ben visibile prima il bivio per la Ferrata Danesi (2.450 slm), quindi dopo altri cinquanta metri di discesa quello per la via Normale.

Chi è pratico di ferrate e ha il set dietro, può sicuramente “approfittare” di quella che è una scorciatoia. Rifatta nel 2017 è molto suggestiva, soprattutto nella doppia scaletta che serve a superare un blocco monolitico verticale. Caratteristici anche alcuni passaggi dentro le rocce (da fare senza zaino) dove non può mancare una foto ricordo. Un paesaggio modificato anche dai recenti terremoti che hanno lievemente modificato il percorso.

Dal bivio si percorre un ripido sentiero tra la ghiaia con diversi saliscendi per arrivare all’imbocco della ferrata. Dopo le scalette e i vari punti attrezzati, si seguono i bolli fino ad arrivare alla base della vetta su cui si sale sfruttando l’ultima fune metallica del percorso.

Splendido il panorama: da una parte la Costa Adriatica, dall’altra tutte le vette del Corno Grande con il Ghiacciaio del Calderone.

Per la discesa si percorre la cresta Ovest, si scende lateralmente a destra una caratteristica e profonda spaccatura e si prosegue verso la Spalla che si trova davanti. Poco prima si scende a sinistra iniziando la Via Normale. Il sentiero presenta tratti ghiaiosi molto ripidi e passaggi tra rocce di 1° e 2° grado a tratti esposto.

Tornati al bivio con la via Normale, o con l’indicazione della Ferrata se la si ripercorre anche al ritorno, arriva il momento più duro. Infatti dopo tutta la fatica, si deve risalire tra la ghiaia fino al Passo del Cannone, dunque per circa 250/300 metri di dislivello. Qui imbocchiamo la Via Normale del Corno Grande e ripercorriamo la strada dell’andata fino a Campo Imperatore.