Lamettadomo è una via è molto bella, non difficile, ma spettacolare quasi interamente di cresta.
Già alla prima occhiata, quando dopo un paio di tornanti, superato il lago di Bomba, ti trovi a passare sotto le Lisce di monte Moresco, e ti affacci nelle Gole di Pennadomo, ti senti proiettato in un film fantasy…
Poi quando dal bar sulla via principale del paese (poco più di 200 anime) entri nel bagno e la vista è quella li… ti innamori subito.
Lamettadomo è una via alpinistica attrezzata a fix, quindi una multipitch “sportiva” che corre sul filo della lama più alta che vedete nella foto qui sotto, mentre la lama isolata a sinistra è il Resegone.
Pur essendo una via considerabile “sportiva”, essendo stata aperta da pochi anni e non essendo così ripetuta, richiede una certa attenzione nella valutazione degli appigli; attenzione dovuta anche alla possibile presenza di arrampicatori sulle falesie sottostanti e di escursionisti nelle Gole di Pennadomo.
L’avvicinamento, inoltre, anche se può essere considerato corto, è tutt’altro che semplice, e si può dire che i rischi maggiori si corrono proprio per giungere all’attacco.

Itinerario

Ringrazio subito Cristiano Iurisci per l’ottimo lavoro di attrezzatura e per la descrizione precisa dell’accesso alle pareti. Impossibile sbagliare, all’andata.
Dal bar del paese che costituisce il punto di partenza indicato nella scheda, si prende un sottopasso con scalette, e si scende fino ad arrivare ad una strada asfaltata, da li si continua a scendere intercettando una strada in cemento che, verso sinistra, introduce nella vegetazione. Si lascia alla destra un piccolo depuratore, e si giunge ad un ponticello in legno sul torrente San Leo.
Superato il ponticello, si sale, un ripido sentiero, ed ai cartelli del primo bivio si prende la direzione ResegoneEst (falesia sul lato Est del Resegone, che ora si staglia impressionante di fronte a noi). Si procede sulla dx, tenendosi a mezzacosta, puntando alla base dello spigolo Sud del Resegone, si supera un primo ruscello secco e si comincia a scendere in direzione della liscia su cui corre Lamettadomo, seguendo alcuni ometti sugli sfasciumi. Il terreno si fa via via più complicato.
Si passa nuovamente sul letto di un ruscello asciutto, e si punta alla parete Ovest della lama, superando un piccolo contrafforte roccioso, da cui ci si affaccia sulle sottostanti gole; attenzione a questo punto, che è abbastanza esposto e instabile.
Si supera questo risalto roccioso e ci si ritrova in cima ad un canalino che lo stesso forma con la parete Ovest della lama. Si scende nel canale con disarrampicata (I-II) fino ad intercettare un alberello che indica il primo fix, sulla nostra sinistra, all’attacco della via.
L1 50m: si attacca direttamente la parete ovest e in pochi metri dal fix si è già in cresta  (IV+); ci si sposta sulla destra, per terreno facile ma con qualche blocco instabile, su difficoltà inferiori (III) fino a giungere ad un diedro ben protetto con un fix (III). Si sale il diedro e si guadagna una lama, protetta da fix, che si risale (IV+). Si risale nel diedro, fino ad un passaggio più difficile (V-) ma sempre protetti da un fix, fino a giungere ad una forcella con massi instabili da cui si perviene alla sosta su catena.
L2 25m: ci si sposta sulla parete Est, sotto il filo di cresta, quasi in piano su passaggi di III, per poi salire a sx e dirigersi direttamente sul filo di cresta. Da questo punto, quando si è in cresta, occorre fare attenzione ai fix, che sono quasi sempre a sinistra, appena sotto il filo di cresta; un po complicato proteggersi, ma è fondamentale, in quanto la cresta è veramente molto esposta, anche se questo tratto è abbastanza breve. Verso la fine della cresta si trova anche un vecchio chiodo a dx, è possibile utilizzarlo. Al termine del tratto di cresta  si scende ad una selletta a dx dove si trova una sosta con cordino su alberello. Da questo punto è possibile una ritirata in doppia, che deposita al di sopra del canale di attacco.
L3 45m: si attacca una fessura fra le due lame che costituiscono la cresta, un po ingombra di massi instabili e di rocce (I) fino a giungere ad un ripiano a dx del filo di cresta. Si giunge ad una cengia erbosa, che si dirige verso dx, in direzione di un evidente camino formato da due lame staccate. Sulla sinistra, sulla parete della cresta, si trova un fix, si sale il camino con un po di difficoltà, ma gli appigli sulla lama a destra sono buoni (IV, passi di V) fino ad uscire di nuovo sul filo di cresta a sinistra del camino IV, si percorrono altri 20 metri di cresta facile e si arriva alla sosta su due fix con cordone.
L4  42m: esaltante cavalcata di cresta, quasi in piano, con difficoltà limitate (III) ma forte esposizione. Ci si tiene un po a dx (all’inizio) e un po a sx, verso la fine, con numerosi fix da reperire sotto il filo di cresta; verso la fine ci si protegge anche con cordino su un risalto della cresta. Si sosta in piena esposizione, su un comodo gradino, su due fix con cordone. Anche da qui è possibile effettuare una ritirata con una calata, sempre sul versante Ovest, avendo due mezze corde, per 45 m.
L5 27m: sempre in cresta, in leggera risalita, con difficoltà fino al III, fino a giungere ad un ripiano dove si effettua l’ultima sosta su fix e chiodi.
La via verrà ulteriormente ampliata fino ad includere altri tre tiri e giungere in cima alla lama, ma al momento è consigliato scendere qui.
Discesa: direttamente dall’ultima sosta si effettua una breve (15m) calata in doppia fino a giungere ad un ripiano inclinato pieno di vegetazione. Con attenzione, scendendo lungo il ripiano, si giunge ad una nuova sosta di calata. Ci si cala leggermente verso sinistra, per ulteriori 10m.
Ora c’è da effettuare l’ultima calata, di circa 30m, ci si stacca dalla parete principale della lama, e si supera un profondo intaglio con una lama staccata, su cui si atterra, da li si procede alla propria destra, scendendo lungo un diedro strapiombante, parzialmente nel vuoto, fino a giungere nel bosco sottostante.
Da questo punto ci si ritrova in un labirinto di massi instabili e vegetazione amazzonica… nello scendere ti senti un po Bonatti con il machete in mano… avete presente? Diversamente da quanto consigliato da Cristiano sul suo libro, noi siamo andati giù dritti sul ghiaione; si smuovono in continuazione massi, che precipitano giù nella gola, è importante alternarsi e nascondersi dietro ai massi più grandi per proteggersi. Alla fine abbiamo fatto un po di doppie su alberi sugli sfasciumi per scendere più velocemente e tornare sul percorso dell’andata, che passa proprio sotto alla falesia del Resegone. Per evitare di perdere l’orientamento, nelle poche centinaia di metri che vi separano dalla civiltà, tenete sempre nella bussola la parete Est del Resegone, da li si potrà seguire una traccia alla base della falesia, che vi riporterà sul sentiero di rientro.
Bibliografia: Passi di V, di Cristiano Iurisci, edizioni Il Lupo