Una via classica, aperta da Alfredo Mallucci e Vincenzo Monti nell’agosto 1950, perfetta per trascorrere una giornata esplorativa per dare una occhiata al Gran Sasso oltre la Grande Comba ed oltre il Bivacco Bafile. Per la cordata era la prima volta oltre il Bafile, e chi c’è stato sa che li c’è un altro mondo, lontano dalla vetta occidentale ma anche dall’orientale. Si aprono scenari di avventura, dove ogni passo va valutato con attenzione, perchè non sono molte le persone che sono passate a rimuovere massi instabili.
Avvicinamento e attacco
Da Campo Imperatore (2130 m) si sale con un comodo sentiero alla Sella di Monte Aquila (2335 m, 0:30 ore), quindi si continua in leggera salita fino alla successiva sella (sella di Corno Grande, 2421 m, 0:50 ore). Il sentiero diventa più ripido e dopo numerose svolte si oltrepassa il Sassone, caratteristico punto di riferimento, (2550 m circa) e si raggiunge il bivio per il bivacco Bafile (2620 m circa, 1:15 ore, targa e cartelli CAI) su una piccola sella. Si prende il netto sentiero (sentiero n. 4) che, verso destra traversa nel vallone. Con diversi saliscendi (cavi d’acciaio e scalette) si traversa sotto la parete est (segni CAI bianco-rossi) della vetta Occidentale solcata da numerosi itinerari alpinistici e dopo aver superato un belvedere si raggiunge la Comba detritica, dove si traversano dei facili nevai residui. Oltrepassato questo ghiaione, alla base del pilastro dove sorge il bivacco, si incrocia il sentiero n.4 che sale verso la Forcella del Calderone. In questo punto, a seconda della stagione, si può trovare un ripido ma breve nevaio che potrebbe richiedere ramponi. Lo si supera e si inizia a salire una rampa che termina davanti al bivacco (2669 m, circa 2 ore), un “nido d’aquila” a picco sulla valle dell’Inferno.
L’attacco è sulla parete alle spalle della costruzione.
L’attacco è sulla parete alle spalle della costruzione.
Descrizione della via
Attacco il primo tiro, per bella placca subito dietro il bivacco, è breve, e semplice, su roccia buona, termina su una targa in ricordo di Fernando Di Marcobernardino attivista politico ed appassionato escursionista di Roseto negli Abruzzi morto nel 2002. Il secondo, su una bella placca a rigole, l’ha fatto Christian, tutti e due sul II-III. Dopo di ciò le cose cominciano a complicarsi, ed occorre districarsi fra pinnacoli instabili, roccette, sfasciumi e piccole creste. Le soste si fanno quasi sempre su spuntoni. Al quarto tiro occorre rimontare una alta guglia, al termine della quale ci si ritrova su una strana cima pianeggiante, lievemente inclinata e fratturata. Da qui si vede il diedro di circa 15 metri che rappresenta il passo chiave della via, il quinto tiro. E’ possibile riconoscerlo per un chiodo che è quasi alla base e dove facciamo sosta. Affronto il diedro e lo supero non senza difficoltà, integrando i due chiodi che trovo con un paio di friend piccoli. Allestisco una sosta (che è considerata intermedia del tiro) rafforzandola con un altro chiodo a lama, e recupero Christian. Il tratto finale di questo tiro lo faccio fare a lui, un traverso di due metri verso dx e poi un piccolo strapiombo che porta sopra al tetto che sovrasta il diedro. Christian protegge con un buon tricam (che faticherò non poco ad estrarre) poco sotto il tetto. Il sesto tiro segue la cresta e porta in cima ad uno spuntone, l’ennesimo, dove si trovano dei cordoni con una maglia rapida per una calata di circa 30 m sulla sottostante forcella. La calata non è comodissima perchè attraversa due canalini. Arrivati in forcella abbiamo faticato un po ad individuare il canale giusto da risalire, l’ambiente è veramente selvaggio. Da qui abbiamo proseguito in conserva su canali di II-III. Il canale si individua tramite una freccia leggermente sbiadita (unico segno per tutta la via) e da li, con circa 3 tiri, fatti in conserva, si raggiunge la parte più alta della forchetta Sivitilli. Per poter chiudere il giro e arrivare all’Orientale occorre superare un paio di gendarmi e poi risalire sull’Orientale. Da li siamo scesi per la nuova ferrata che porta sul Calderone ed al Franchetti in tempo per la cena. Una bella avventura, per la prima volta su quel versante e su una via storica di questo tipo. Tempo: 7 ore dal Bivacco Bafile (tanto!), materiale due mezze, friend medio piccoli, assortimento di chiodi standard.
L1 – Placca – 45 m, II+ – sosta: 2 ch
L2 – Placca a rigole, bella – 20 m, III – sosta: spuntone con cordone
L3 – Roccia rotta – 60 m, II+ – sosta: spuntone
L4 – Roccia rotta – 40 m, II e III – sosta: spuntone
L5a – Diedro, bello – 15 m, V – 3 ch. di via, sosta intermedia: 1 ch.
L5b – Strapiombo e placca – 20 m, IV – 3 ch. di via, sosta: 1ch. (NB noi abbiamo diviso in due parti questo tiro ma in genere si fa unito)
L6 – Cresta – 35 m, II+ – sosta: cordone con maglia rapida
L7 – Discesa in doppia o disarrampicando – 35 m, III – sosta: 1 ch.
L8 – Roccia rotta, canale – 65 m, II – sosta: spuntone (NB il canale da risalire è indicato da una sbiadita freccia rossa)
L9 – Roccia rotta, canale – 60 m, II+ – sosta: spuntone
L10 – Sfasciumi – 60 m, II – sosta: spuntone (NB è possibile effettuare gli ultimi tre tiri in conserva)
Dallo stretto intaglio è possibile con 50 m di I grado, salire in vetta alla Centrale, per evidente canalino di sfasciumi. Noi abbiamo optato per aggirare il gendarme della Forchetta Sivitilli sul versante del Calderone e risalire sull’Orientale.