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Monte Gennaro è la seconda cima dei Lucretili, nella provincia di Roma, posto tra i comuni di Palombara Sabina, Marcellina e San Polo dei Cavalieri. È ben visibile da Roma e dai comuni a Nordest, facilmente riconoscibile per la torretta che sorge sul colle vicino e le antenne che deturpano il paesaggio verso la vetta.  

La montagna si presenta boscosa ricoperta di arbusti e bassa vegetazione quasi fino alla sommità e particolarmente sassosa, mentre sul versante est è posto un piccolo altopiano carsico in quota (Pratone di Monte Gennaro). 

Dalla vetta si gode di un’eccezionale visuale a 360°: oltre alle altre cime dei Monti Lucretili tra cui il Monte Pellecchia, si riesce a vedere addirittura il Corno Grande e il Monte Amiata in particolari condizioni atmosferiche.  

Sono diversi i sentieri che si possono percorrere per arrivare in vetta. Oltre a questo c’è quello che parte da San Polo di Cavalieri e i due da Marcellina: da Prato Favale e la cosiddetta “Scarpellata. Questo è quello meno accidentato, ma con un dislivello maggiore. 

Dal parcheggio si sale la stradina fino ad arrivare a un cancelletto di legno. Qui inizia una lunghissima serie di tornanti, ben 25 per 500 metri di dislivello, con circa un’ora da percorrere sottobosco. Il percorso è consigliato soprattutto per i principianti che hanno paura di perdersi e per gli atleti che vogliono accumulare dislivelli senza rischiare storte ai piedi.  

Arrivati intorno a quota mille tra lecci e querce, si arriva a un bivio con una strada sterrata. A sinistra si prosegue verso Monte Morrone della Croce (Torretta Cruciani) e a destra verso Monte Gennaro sempre attraverso la strada sterrataIl sentiero 319  in realtà prosegue ancora più a destra e in pratica costeggia parallelamente la strada sterrata. 

In entrambi i casi si arriva nei pressi delle bruttissime antenne a ridosso della vetta. Poco distante le altre brutture rappresentate da ciò che rimane della vecchia funivia e l’albergo, visibili da fuori un cancello. Qui si imbocca la stradina sempre nel bosco che porta all’ultimo tratto di cresta sassosa. Facile perdere i segni, ma ormai la vetta è ben visibile e per chi ha gamba conviene puntarla dritto per dritto.