Category: ,

Via alpinistica parzialmente attrezzata di grande soddisfazione che percorre un canale di scarico delle acque raccolte dal versante ovest del monte Prena.

Il Monte Prena è una montagna formidabile e selvaggia, la cui natura si può intuire solo addentrandosi in uno dei tantissimi canali che ne solcano il versante che guarda verso la piana di Campo Imperatore. Il versante teramano è ancora più selvaggio e repulsivo.

E’ fondamentale che le condizioni meteo siano eccellenti e che non ci sia minaccia di precipitazioni; lungo la via di salita non c’è scampo e si sono registrate persone annegate e trascinate dalla furia delle acque!

Il percorso è segnalato da bolli circolari gialli e rossi ed è abbastanza facile da seguire, per la sua linea logica.

Il punto di partenza è il parcheggio sulla SS17 bis sulla destra, poco prima del bivio per il Rifugio e Lago Raccollo (Km 42) , in direzione fonte Vetica; una alternativa, accessibile solo ad auto robuste ed alte, è percorrere la sterrata dopo il ristoro Mucciante in direzione delle ex-miniere, e lasciare l’auto prima che la strada salga sulla destra. Questo percorso potrebbe essere chiuso al traffico, per cui … automobilista avvisato.

La descrizione del percorso è quella dal parcheggio sopracitato; si lascia la strada in corrispondenza di alcuni casali sulla piana, e si punta verso di essi, fino ad incrociare una carrareccia. Senza percorso stabilito si raggiunge la vasta pianura alluvionale sassosa de La Canala. Questo tratto è molto lungo (quasi 5 km), e anche se il Monte Prena sembra essere a portata di mano, non sottovalutatelo e idratatevi abbondantemente.

Verso La Canala
Verso La Canala

Si segue La Canala tenendosi prima sulla destra e poi, quando si restringe, la si attraversa e ci si sposta a sinistra. Un piccolo casolare in mezzo a dei pini ci indica la direzione corretta (42°25’47.6″N 13°40’54.6″E)

Quando La Canala è delle dimensioni di un torrente (quasi sempre secco) si potrà notare sulla sinistra (destra idrografica) un manufatto per la captazione delle acque (42°25’50.1″N 13°40’55.9″E); seguire il muretto di canalizzazione in cemento fino al manufatto.

Si prosegue tenendosi sulla sinistra, fino ad incrociare il canalone su cui sale la Via Cieri (targa commemorativa); si prosegue diritti (NE) per circa cinquanta metri, fino ad un masso con l’indicazione per la Via dei Laghetti, sulla sinistra. Una piccola lapide ci ricorda due recenti vittime a causa del maltempo e dell’acqua incanalata lungo la via.

Attacco via dei Laghetti
Attacco via dei Laghetti

 

Attacco via dei Laghetti
Attacco via dei Laghetti – Bolli gialli e rossi

Si sale per facili roccette, incontrando le prime pozze d’acqua, fino alla prima difficoltà della via: un muretto compatto di circa 15 metri sbarra la strada. Da questo punto, è possibile procedere in sicurezza, indossando imbragatura ed utilizzando una corda (consigliata almeno 30 m). Si risale la parete prima sulla sinistra (possibili tracce di umidità) e poi in traverso verso destra, fin sotto ad un masso, che si supera sulla sinistra, per uscire sulla terrazza soprastante (chiodo per sosta, III gr).

Via dei Laghetti primo muretto
Via dei Laghetti primo muretto – Passaggio di III grado

Rimanendo sempre all’interno del canale, si superano roccette (passaggi di II grado) e, poi, una rampa erbosa sulla destra che ci permette di superare un salto di roccia; con un traverso su terreno friabile un po esposto verso sinistra, si rientra nel canale, con vista sugli splendidi laghetti

Laghetti
Laghetti

Si prosegue nel canale tenendosi sulla destra, fino ad arrivare, camminando su massi incastrati, ad un passaggio su una ripida placca appoggiata ad una parete strapiombante sulla destra; un cordino fisso può aiutare a superare il passaggio (III grado, 1 ch). Provare bene la tenuta del cordino, come sempre, prima di affidarvi l’intero peso. Il passaggio è un po esposto, e potrebbe essere opportuno utilizzare la corda per fare sicura.

Placca
Placca, passaggio di III gr con cordino

Si prosegue per una paretina di II-III grado e per un camino-fessura che si supera entrandoci (potrebbe essere opportuno levare lo zaino) e poi sulla destra.

Paretina
Paretina II-III gr

 

Fessura
Fessura con uscita a Dx

Superate queste difficoltà la roccia si fa più semplice ed appoggiata, fino ad arrivare all’ultimo vero passaggio difficile della via; si sale su un piccolo pilastro, verso sinistra, fino ad arrivare sotto ad un masso incastrato che forma, con la parete di sinistra, un tunnel nella roccia. Un cordino all’interno del tunnel può aiutare a passare, ma questo vi costringerà a rimanere all’interno. In questo punto è possibile assicurarsi con una corda (II gr, 1 ch dopo il tunnel) e superare il passaggio in spaccata, tenendosi sulla sinistra e poi esterni fino all’ultimo, quando si è costretti a passare sotto alle rocce incastrate. E’ utile togliersi gli zaini e farli passare tirandoli su con un cordino. Questo passaggio costituisce un vero e proprio collo di bottiglia per la via.

Passaggio sotto rocce incastrate
Passaggio sotto rocce incastrate

Da qui in poi le difficoltà sono praticamente terminate, e la pendenza si fa via via meno importante; alcuni passaggi di II grado, anche in corrispondenza di zolle erbose (un po delicate, se possibile appoggiarsi alla parete rocciosa a destra) che dopo essere passati sotto ad un caratteristico masso incastrato portano velocemente ad una forcella da cui si vede finalmente la cima del Monte Prena. A destra tracce di sentiero portano verso la via Brancadoro, che seguiremo per la discesa. In questo tratto, e in generale in tutte le zone erbose, è altissima la concentrazione di Stelle Alpine; ricordatevi che si tratta di specie protetta e apprezzatele in loco, resistendo alla tentazione di portarne via una per ricordo.

Placche e zolle erbose
Placche e zolle erbose – il masso incastrato

Si risale il pendio ghiaioso tenendosi sulla destra, con splendida vista sul Monte Infornace a sinistra e sul Monte Camicia a destra, fino ad arrivare alla croce di vetta (con libro di vetta) a quota 2561 m. Bellissima la vista sul versante teramano. Da qui è possibile, seguendo la cresta verso sud, scendere per la normale al Vado di Ferruccio, in caso la stanchezza abbia avuto il sopravvento o non si voglia affrontare la Via Brancadoro in discesa. E’ comunque possibile, tornando sulla via di salita, intercettare la via normale (I-II grado) che si può facilmente scendere disarrampicando.

Si scende per la via di salita fino alla forcella, e poi si gira verso sinistra, lasciandosi sulla destra uno sperone roccioso. Si giunge così alla prima difficoltà, alla fine di un piccolo canale-cengia un po angusto, si deve aggirare lo sperone roccioso a destra e scendere direttamente giù con una corda doppia di una quindicina di metri (III+, 2 ch). Si attrezza la doppia su cordini un po allentati (verificare la tenuta) e, stando attenti a non sbilanciarsi troppo verso sinistra (dove la parete strapiomba) si giunge in cima ad un profondo canale.

Doppia sulla Brancadoro
Doppia sulla Brancadoro

Si risale il canale dall’altro lato, per facili roccette, per poi ridiscendere ancora in un altro canale ed incontrare un altra difficoltà; si deve aggirare un altro torrione sulla destra, scendendo su una paretina a sinistra, agevolati da una corda fissa (un po allentata, testare molto) che si può utilizzare come se fosse una ferrata, assicurandosi con un moschettone ed una lounge all’imbrago e tenendola in mano. Attenzione a non sollecitare troppo la corda!

Ci si mantiene in quota, con diversi saliscendi su sfasciumi, attraversando alcuni canali e risalendone i fianchi, seguendo sempre i bolli gialli e rossi; in questo momento si sta traversando in direzione S, senza puntare direttamente alla Canala, che si vede molto più in basso.

Si giunge quindi ad un terrazzino con un gradino che bisogna scendere disarrampicando tenendosi sulla sinistra; è un po esposto, potrebbe essere utile realizzare una assicurazione usando una fettuccia su uno spuntone. Il passaggio è leggermente strapiombante, e non è facile vedere gli appoggi per i piedi.

Passaggio delicato
Passaggio delicato da disarrampicare

Da qui, sempre traversando verso sud si giunge all’ultima difficoltà della via: un lungo e stretto canale camino da scendere in corda doppia. Utile la corda da almeno 60 m, in quanto il canale è lungo oltre 30 m e non ci sono soste intermedie. Una sosta con spit all’inizio del canale (II-II+ gr, 1 ch), portare una maglia rapida. Il canale si percorre dapprima all’interno, e poi tenendosi un po alti, in opposizione sulle due pareti, per poi rientrare alla fine, scendendo su un salto di roccia interno. E’ possibile disarrampicare, ma è abbastanza delicato.

L'imbocco del canale camino
L’imbocco del canale camino – II+ gr 1 ch

Dall’uscita del canale le difficoltà sono terminate, ed è possibile proseguire, per tracce non sempre ben evidenti, verso il Monte Veticoso, in direzione de La Canala. Tenersi sulla destra scavalcando uno sperone erboso fino ad arrivare ad una sella fra la cima delle Veticole ed il Monte Veticoso, ormai su terrazze erbose. Si giunge così alla targa che segna l’inizio della Via Brancadoro. Da qui, tenendosi sulla sinistra, si giunge all’inizio de La Canala, che si lascia sulla destra, rimanendo in quota a sinistra, e poi attraversare nuovamente la piana fino al rientro al parcheggio.

Il rientro attraverso la piana
Il lungo rientro attraverso la piana, verso il parcheggio

Si ringraziano i compagni di escursione per i loro contributi fotografici!