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Il sentiero prende il nome dalle capanne in pietra a secco, denominate “pajare” (pagliaio), che si incontrano sul percorso.

Sono costruzioni con una pianta circolare di forma ogivale. Il materiale per realizzare la struttura, veniva recuperato dallo spietramento del terreno per renderlo coltivabile, messo in opera dall’uomo senza l’aiuto di malta o rinforzo con intelligenza e maestria. Per la costruzione della parte conica, era usata la tecnica “aggettante”. In ogni anello orizzontale per innalzare la cupola, diminuiva il raggio, ma grazie a questa tecnica, si evitava il ribaltamento e la caduta delle pietre, (aggettare, sporgere fuori). La copertura, lasciata aperta per lo scarico dei fumi, durante l’accensione del focolare. Queste strutture in pietra erano ricoveri “agrosilvopastorali”, abitate sia da contadini che da pastori, ed erano anche un ricovero per animali. Pur essendo piccole costruzioni, avevano tutte, si fa per dire, comodità: il camino, il giaciglio, i piccoli ripostigli per depositare viveri ed attrezzi. La vita agricola è documentata dai tanti terrazzamenti realizzati con i muretti a secco, dove si coltivavano cereali e si pensa anche a vigne. 

Itinerario

 

La scelta è stata il sentiero CP (Capanne Pastorali), nel Parco Nazionale della Majella. Nel periodo invernale è possibile utilizzare ciaspole per percorrere il sentiero. Da Passo Lanciano (1.318 mt) venendo da Lettomanoppello, nei pressi del cartello di fine comune, dalla parte opposta di una recinzione di una sede della Forestale inizia il sentiero. Ci si dirige ad ovest verso il bosco, che corre parallelo alla strada di Lettomanoppello (PE). Bisogna seguire la segnaletica del Parco CP. Entrando nella faggeta il sentiero CP, se con la neve è abbastanza gelata, ma in piano, all’incrocio con il sentiero 20 che si utilizzerà al ritorno, si intravede il Complesso Agrosilvopastorale LA VALLETTA (1.244 mt), formato da capanne unite da muretti, uno dei più belli e tutelati. È interessante l’arco ogivale del mungitoio e la capanna più grande, architettata su due piani.

Qui dormiva la famiglia, che nel periodo estivo si trasferiva dal paese in montagna, per lavorare i campi terrazzati, visibili intorno al complesso. Da notare le pietre modellate ed incastrate come un puzzle, che combaciano in modo perfetto. Continuando l’escursione, si può proseguire liberamente, perché la morfologia del territorio lo consente, controllando però i segnali bianco-rossi del Parco. Quando ci sono le felci, i rovi, gli arbusti, i rami, i cespugli, è impossibile percorrere il sentiero. Se tutto è coperto dalla neve, è un piacere proseguire sul percorso. Si incontrano diverse capanne, anche di piccole dimensioni. La zona ne è piena perché servivano per la transumanza verticale, un ricovero invernale per le greggi, che nel mese di maggio emigravano verso i pascoli montani.

Si ricorda che l’11 dicembre 2019, la transumanza è stata dichiarata patrimonio culturale dell’UNESCO. Si arriva ad un altro bivio (1.238 mt), a destra è indicato Colle dell’Astore (1.063 mt) e a sinistra c’è l’intersezione con il sentiero 20 verso Fonte Tettone. La scelta è per questo sentiero, che farà chiudere l’anello. All’inizio fiancheggia il bosco di Cerratina, bruciato nell’incendio del 2007, come testimoniano i tanti tronchi fantasma. La zona è molto assolata quindi la neve in inverno potrebbe scarseggiare. A quota 1.300 mt, si può scegliere di scendere attraverso una faggeta, dove in inverno potrebbe esserci neve abbondante, accorciando così il percorso. Lungo il cammino è possibile riconoscere orme della fauna selvatica e dopo una ripida discesa ci si ricollega al sentiero 20 e si rientra a Passo Lanciano. Il sentiero, percorso in inverno, è stato oggetto di un articolo di Luciano Pellegrini commentato da Filippo Di Donato, presidente della Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano che lo definisce: “Ottimo invito a percorrere la montagna innevata con attenzione, osservandola con curiosità, respirandone gli attimi”.